In Africa preoccupano le varianti, mentre i vaccini scarseggiano

di Valentina Milani
covid in somalia

Se i casi di covid-19 calano in quasi tutto il mondo l’Africa fa eccezione. Mentre il resto del pianeta sta vivendo una fase in cui la pandemia di covid-19 è sotto controllo e la copertura vaccinale adeguata, nel continente africano i contagi salgono rapidamente e con loro le preoccupazioni delle autorità sanitarie mondiali.

Durante una conferenza stampa tenuta giovedì, la direttrice dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Africa, la dottoressa Matshidiso Moeti, ha avvertito che “la velocità e la portata della terza ondata africana non si sono mai viste prima”, spiegando che i nuovi casi in nel continente sono aumentati in media del 25% per sei settimane consecutive. I contagi sono arrivati a quasi 202.000 al termine della scorsa settimana. 

I decessi, secondo i dati dell’Oms, sono cresciuti del 15% in trentotto paesi africani arrivando a quasi 3.000 nell’ultimo mese e mezzo. Moeti ha affermato che questa ondata è guidata e amplificata da varianti più contagiose di covid-19. Dei quattordici paesi africani in cui i contagi sono in rialzo, infatti, dodici hanno rilevato la presenza delle varianti. In nove di questi sta circolando anche la temuta variante Delta che “può essere fino al 60% più trasmissibile rispetto ad altre varianti” secondo Moeti. Una maggiore trasmissibilità “significa più casi, più ricoveri e un rischio più elevato di sistemi sanitari sopraffatti”, ha evidenziato il medico. Le varianti Alpha e Beta sono state segnalate rispettivamente in 32 e 27 paesi. La direttrice dell’Oms per l’Africa ha ricordato che l’igiene, il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine possono certamente aiutare a rallentare la diffusione, ma ha sottolineato che a livello globale è stato dimostrato che i vaccini sono la strada migliore per porre fine a ondate devastanti. 

L’accesso ai vaccini per gli abitanti dell’Africa è prioritaria anche secondo Emergency e Oxfam che hanno lanciato un appello per un cambio di passo in questo senso. Secondo le due Ong, molti stati africani “stanno affrontando la terza ondata della pandemia senza essere minimamente preparati”. 

Poco più dell’1% degli africani è ora completamente vaccinato, rispetto all’11% delle persone a livello globale e oltre il 46% degli abitanti di Stati Uniti e Gran Bretagna. Il 2,6% degli africani ha ricevuto invece almeno una dose, contro il 50,4% dei cittadini dell’Unione europea. Uno squilibrio dell’Africa rispetto al resto del mondo che spiega le preoccupazioni dell’Oms. Emergency e Oxfam tornano per questo a chiedere la sospensione della proprietà intellettuale dei brevetti dei vaccini per il covid-19 che sono detenuti dai colossi farmaceutici. Una liberalizzazione in questo senso e la produzione direttamente nei paesi in via di sviluppo, “resta l’unica vera strada per sconfiggere la pandemia” secondo Sara Albiani, policy advisor sulla salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio presidente di Emergency.

La posizione è la stessa che da diversi mesi sta portando avanti Link2007, associazione di coordinamento che raggruppa importanti Ong italiane. Link2007 già a febbraio aveva scritto al neonato governo Draghi per chiedere un impegno italiano verso la sospensione dei brevetti. “La tutela della salute, bene pubblico globale, è al di sopra di qualsiasi protezione della proprietà intellettuale di fronte a pandemie che possono compromettere la vita di milioni di persone e il futuro delle comunità”, si leggeva nella lettera.

Per ora, la distribuzione di vaccini verso l’Africa continua a procedere a rilento. Giovedì scorso, l’inviato per i vaccini dell’Unione africana, Strive Masiyiwa, ha criticato l’Europa e i fornitori internazionali per non aver consegnato i vaccini promessi. Masiyiwa ha affermato che mentre l’Europa ha promesso di vendere vaccini all’Africa, finora la la promessa non ha avuto seguito. 

Il meccanismo per la condivisione dei vaccini gestito dall’Oms, Covax, doveva fornire 700 milioni di dosi di vaccino all’Africa entro dicembre, ma fino ad oggi il continente ha ricevuto complessivamente solo 65 milioni di dosi e meno di 50 milioni di dosi sono arrivate tramite Covax. Una buona notizia è che le prime spedizioni dei vaccini a iniezione singola Johnson & Johnson e Pfizer-BioNTech, inizieranno ad arrivare la prossima settimana, con il supporto degli Stati Uniti.

(Tommaso Meo)

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