Sono stati posti in arresto, ieri, dalla camera d’accusa della Corte suprema, l’ex primo ministro maliano Soumeylou Boubèye Maiga e l’ex ministra dell’Economia e delle Finanze del Mali, Bouaré Fily Sissoko.
Come riferiscono concordanti fonti di stampa locale e internazionale, i due ministri in carica sotto il regime dell’ex presidente Ibrahim Boubacar Keita, rovesciato da un colpo di stato il 18 agosto 2020, sono stati incriminati e messi sotto sequestro in seguito alla loro citazione a comparire davanti alla sezione giudiziaria della Corte suprema, nell’ambito di due casi che risalgono al 2014: l’acquisto dell’aereo presidenziale e i contratti di equipaggiamento militare.
Rfi riferisce che i rapporti della Corte dei conti e del Revisore generale avevano allora individuato una sovrafatturazione e numerose anomalie. Tali dossier sono però stati chiusi senza azione nel 2018 e poi riaperti l’anno scorso per portare all’accusa ufficiale della Corte suprema di ieri.
L’agenzia Anadolu, ricostruendo i fatti, precisa che nel suo rapporto 2013-2014, il revisore generale aveva notato la scomparsa di più di 153 miliardi di franchi Cfa (274 milioni di dollari) e lo sperpero di più di 20 miliardi di franchi Cfa (36 milioni di dollari) nell’acquisto dell’aereo presidenziale e delle attrezzature militari. Gli audit della Corte suprema e dell’Ufficio del revisore generale sono stati condotti e resi pubblici su richiesta del Fondo monetario internazionale (Fmi). I rapporti delle indagini ufficiali hanno stabilito 40 miliardi di Cfa (72 milioni di dollari) di sovrafatturazione.
Rfi fa sapere che Soumeylou Boubeye Maiga deve rispondere di cinque accuse: falsificazione, corruzione, favoritismo, violazione della fiducia e traffico di influenza. Quanto alla ex ministra Bouaré Fily Sissoko, è accusata di reati contro il patrimonio pubblico, falsificazione, favoritismo, nepotismo e corruzione.
Anadolu precisa che Soumeylou Boubeye Maiga è stato portato nella prigione centrale di Bamako, mentre Fily Sissoko è stata portata nella prigione femminile di Bollé, secondo una guardia carceraria che ha parlato a condizione di anonimato ed è stata contattata telefonicamente dall’agenzia turca.