di Enrico Casale
Cresce la spesa militare in Algeria, Mali, Libia, Etiopia e Kenya
Nel 2012, per la prima volta negli ultimi 15 anni, si è registrato un calo delle spese militari mondiali dello 0,5% rispetto al 2011 (da 1.749 a 1739 miliardi di dollari). L’Africa è in controtendenza, facendo registrare una crescita del 2%. E’ quanto emerge dal Rapporto 2012 del Sipri, centro studi svedese che monitora il mercato degli armamenti.
Nell’Africa settentrionale la corsa al riarmo è legata all’instabilità derivata dalle Primavere arabe. Non è un caso che l’Algeria abbia incrementato del 5,2% le proprie spese. “L’instabilità nel Sahel – spiegano gli analisti del Sipri – ha portato Algeri a rafforzare i controlli alle frontiere con Mali e Libia e quindi a un incremento del budget”. Lo stesso Mali per far fronte alla minaccia del fondamentalismo islamico e alla rivolta tuareg nel 2012 ha acquistato armi per 153 milioni di dollari raddoppiando la spesa rispetto al 2002. Nello stesso periodo la Libia, nel 2011 sconvolta da una sanguinosa guerra civile, ha quintuplicato la spesa: dai 668 milioni nel 2002 ai 2.800 nel 2012.
Altro fronte è l’Africa orientale dove la crisi somala tiene alta la guardia di molti Paesi. L’Uganda ha fatto registrare un calo dei budget, ma si tratta di un fattore contingente. Kampala ha completato un ampio riarmo nel biennio 2010-2011 e quindi nel 2012 ha ridotto le spese, ma si attende una ripresa nel 2013. Nessuna flessione invece per le potenze regionali, Etiopia (il cui budget è sui 380 milioni di dollari) e Kenya (quasi 800 milioni). Nessun dato sull’Eritrea che però, fino a due anni fa, era sospettata di armare i miliziani fondamentalisti somali.