Combattimenti sono scoppiati questa mattina a Tripoli tra milizie rivali. Si tratterebbe degli scontri più pesanti da quando, un anno fa, è stato decretato il cessate-il-fuoco tra le fazioni delle regione orientale e quelle della regione occidentale.
Un residente del distretto di Salah al-Din, nel Sud di Tripoli, citato dalla stampa locale, ha affermato che le sparatorie sono iniziate intorno alle 2,30 e sono proseguite per tutta la mattinata. I miliziani hanno utilizzato armi medie e leggere. Al momento non ci sono notizie di vittime.
Il nuovo combattimento ha contrapposto la Brigata 444 alla Forza di supporto alla stabilizzazione, due delle principali milizie della Tripolitania. Questi scontri seguono altri combattimenti minori registrati il mese scorso a Zawiya, a ovest di Tripoli, e piccoli incidenti all’interno della capitale. Anche nella Libia orientale, controllata dall’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar, negli ultimi mesi si sono verificate sparatorie e altri episodi di violenza.
La Libia non ha pace dalla rivolta del 2011, sostenuta dalla Nato, che ha rovesciato Muammar Gheddafi, per 40 anni leader del Paese. Nel 2014 la nazione si è divisa tra fazioni orientali e occidentali in guerra. Tuttavia, lo scorso anno, le parti in conflitto hanno concordato un cessate-il-fuoco e a marzo è stato insediato un nuovo governo di unità nazionale sostenuto da entrambe le parti per preparare le elezioni nazionali di dicembre.
Il governo di unità nazionale, con sede a Tripoli, sta lottando per unificare le istituzioni statali e prepararsi alle elezioni. Il compito è però assai difficile. Il parlamento continua a mantenere la propria sede a Est che ha respinto il bilancio statale (negando di fatto i finanziamenti all’esecutivo). Non è inoltre riuscito a concordare una base costituzionale per un voto.