A meno di un mese di distanza dalle elezioni legislative, che hanno visto il trionfo del laico Nidaa Tounes a scapito dell’islamista Ennahda, i tunisini tornano domani al voto per eleggere il presidente della Repubblica. Si tratta delle prime elezioni presidenziali tunisine libere e a suffragio diretto. Con tutta probabilita’, ai seggi sara’ necessario fare ritorno anche una seconda volta, il 28 dicembre prossimo, quando e’ in programma il ballottaggio tra i due candidati che avranno raccolto la maggior parte delle preferenze. In lizza, nel complesso, ci sono 22 personalita’ politiche.
A spiccare, tuttavia, sono in tre: Beji Caid Essebsi, 88enne leader di Nidaa Tounes, dato per favorito dagli ultimi sondaggi condotti nel paese; Moncef Marzouki, presidente ad interim uscente e figura di spicco del panorama social-liberale tunisino; Mustapha Ben Jafaar, 74 anni, gia’ presidente del parlamento e fondatore del Forum democratico per il lavoro e le liberta’ (noto anche come Ettakatol). Quest’ultimo ritiene di essere il “vero sfidante” di Essebsi. I due leader hanno un conto in sospeso: nel luglio del 2013, la nascita di Nidaa Tounes ha portato all’erosione di buona parte del consenso di Ettakatol, che dal partire favorito in occasione delle elezioni dell’Assemblea costituente nel 2011 si e’ ritrovato, dopo le legislative del 26 ottobre, senza neanche un seggio in parlamento. Marzouki, dal canto suo, ha fatto sapere che abbandonera’ l’attivita’ politica se non vincera’ le elezioni.
“Credo che dopo 30 anni di lavoro la mia missione sia compiuta.
Posso dedicarmi ad altre attivita’, quali la scrittura, la promozione dei diritti umani e la medicina. Per me non ci sara’ piu’ posto all’interno del Congresso della repubblica (il partito d’ispirazione social-liberale da lui stesso fondato nel 2001, ndr)”, ha affermato il presidente uscente in una recente intervista all’emittente locale “Express Fm”. Essebsi resta il grande favorito, ma difficilmente riuscira’ a superare la soglia del 50 per cento delle preferenze necessaria a evitare il ballottaggio. Il suo Nidaa Tounes e’ stato il vero protagonista delle elezioni legislative, ma i consensi raccolti dal partito non sono andati oltre il 38 per cento. Sul candidato, inoltre, potrebbe pesare il dato anagrafico: i suoi 88 anni rivelano grande esperienza e conoscenza del paese (Essebsi e’ stato tre volte ministro sotto il presidente Habib Bourguiba e capo del governo ad interim nel 2011, prima dell’elezione dell’Assemblea costituente), ma fanno storcere il naso in considerazione della durata del mandato, cinque anni secondo la nuova Costituzione. Inoltre, sul voto grava l’incognita relativa a Ennahda. Il movimento islamista non ha voluto indicare ai propri militanti alcun nome tra i 22 in lizza. Si tratta di “una posizione di principio” e non di “una manovra politica, come alcuni vogliono far credere”, ha assicurato in conferenza stampa il portavoce Ziad Laadhari. Pur uscito sconfitto dalle ultime elezioni, Ennahda conta comunque sul sostegno del 31 per cento degli elettori e potrebbe incidere in maniera assai profonda sull’esito delle presidenziali qualora decidesse di schierarsi in occasione del ballottaggio. In questo senso, un ruolo di assoluto rilievo avra’ per l’esito del voto il dialogo tra le prime due forze politiche del paese, Ennahda e Nidaa Tounes. Entrambi i partiti, infatti, non escludono una collaborazione nel prossimo governo, ipotesi che potrebbe pesare fortemente sul risultato delle presidenziali a favore di Essebsi. Nel frattempo, resta alta la guardia sul piano della sicurezza. L’esercito ha annunciato un rafforzamento delle misure di sicurezza in occasione del voto e i due punti di frontiera con la Libia sono stati chiusi fino a domenica. Quello legato al jihadismo e’ un problema ancora presente in Tunisia (3 mila, secondo il governo, i cittadini recatisi in Siria per entrare nelle fila dello Stato islamico o di altri gruppi d’ispirazione qaedista) e un dossier che quasi sicuramente sara’ sulla scrivania del futuro capo dello Stato. Destano meno preoccupazione, invece, gli scontri politici interni, in particolare dopo l’esito positivo delle ultime elezioni legislative. I seggi resteranno aperti tra le 8 e le 18 e sara’ assai nutrita la missione di osservazione dell’Unione europea, guidata dalla belga Annemie Neyts-Uyttebroeck. (AGI) .