Almeno dodici milioni di persone in Kenya, Somalia ed Etiopia hanno urgente bisogno di assistenza alimentare a seguito di un prolungato periodo di siccità e della prevista stagione delle piogge brevi. È quanto affermano gli esperti dei sistemi di allarme rapido dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao). Un nuovo allarme dopo quello lanciato dalla Banca Mondiale che aveva già avvertito che la frequenza della siccità nell’Africa subsahariana è quasi triplicata tra il 2010 e il 2019, con l’anno scorso che è stato il più caldo del continente dal 1910.
In Kenya, il presidente Uhuru Kenyatta ha dichiarato la siccità in corso, che ha colpito almeno due milioni di persone, “un disastro nazionale”, ma l’assistenza umanitaria ha tardato a venire incontro ai bisognosi perché le organizzazioni internazionali concentrano la loro attenzione su altre crisi. Il nord del Kenya e gli effetti devastanti di un lungo periodo di siccità sono evidenti. Carcasse di bestiame punteggiano il paesaggio arido.
Il Corno d’Africa sta ancora una volta affrontando una grave siccità, a meno di due anni dall’ultima. “Sta aumentando la ricorrenza delle carestie. Fino a 20 anni fa c’era un evento di siccità ogni tre o cinque anni. Oggi è decisamente aumentato e c’è un’emergenza ogni anno. Se consideriamo la Somalia, ogni anno dobbiamo fare i conti con la siccità e, in alcune aree, addirittura due volte nello stesso anno”, afferma Sergio Innocente, esperto regionale di allarme rapido presso la Fao.
“Se guardiamo solo a Kenya, Etiopia e Somalia, stiamo già gestendo un’emergenza che interessa quasi 12 milioni di persone. L’aumento delle temperature che registriamo sta influenzando i normali modelli di coltivazione degli agricoltori, in particolare quelli che coltivano con metodi di sussistenza”, ha aggiunto Innocente.
Ottenere rapidamente l’assistenza umanitaria tanto necessaria alle persone colpite dalla situazione di siccità quasi costante nella regione non è facile mentre il mondo è alle prese con altre crisi che mettono a rischio milioni di vite. L’Igad, organizzazione regionale dell’Africa orientale, ha avvertito che anche parti del Sud Sudan sono a rischio carestia. “Se guardiamo ai piani di risposta della Somalia e dell’Etiopia, al momento sono pesantemente sottofinanziati, e poi abbiamo il Kenya che ha bisogno di attenzione dall’inizio dell’anno, non è qualcosa che è successo”, spiega Innocente.
Con previsioni di piogge al di sotto della media, le agenzie umanitarie avvertono che il tempo stringe per salvare vite e mezzi di sussistenza delle comunità colpite, la maggior parte dei quali pastori e agro-pastori.