Negli ultimi mesi la pandemia ha reso ancora più fragile il tessuto economico e sociale congolese. Le ripercussioni più gravi di questa situazione le hanno subite i bambini, costretti ad abbandonare i banchi per tornare al lavoro tra i campi al fianco dei genitori. La storia di Dieumerci, 10 anni e il potere rivoluzionario dell’istruzione.
di Guglielmo Rapino
È stato un anno particolarmente difficile per gli studenti dell’area di Lubumbashi, nella Repubblica Democratica del Congo.
A causa della pandemia, le scuole sono state chiuse per più di due mesi e gli alunni delle aree rurali sono stati costretti a tornare alla normalità capovolta della vita nei campi. Le difficoltà economiche dovute alla chiusura delle frontiere, inoltre, hanno comportato gravi ripercussioni sulla possibilità delle famiglie di sostenere gli studi dei propri figli.
Tutto questo ha fatto sì che numerosi bambini e adolescenti siano stati costretti a lasciare il percorso scolastico per supportare l’economia di sussistenza delle famiglie, tra campi e allevamenti di fortuna. Lontano dal monitoraggio costante delle scuole, non sono stati pochi i casi di gravidanze precoci.
Questi fenomeni non hanno risparmiato le scuole di AMKA che alla riapertura hanno registrato un calo dell’affluenza del 25%. Più di 200 bambini tra i 6 e i 12 anni hanno abbandonato le classi dopo tre mesi di chiusura, nonostante l’equipe di insegnanti e volontari abbia continuato senza sosta l’attività di sensibilizzazione casa per casa. È il grido della necessità, fatta di fame e mancanza di risorse, che richiama a sé come un imbuto senza uscita.
Nonostante le grandi difficoltà, più di seicento bambini ha portato a termine il ciclo di studi nelle scuole di AMKA, sostenendo gli esami di fine anno. L’82% lo ha superato con successo. Tra di loro ci sono storie, sogni e sguardi che si intrecciano a doppio filo con una realtà che sembra parlare di tutt’altro. Storie come quella di Dieumerci, dieci anni e occhi larghi perennemente spalancati verso i movimenti tutto intorno. Dieumerci è il quarto di otto figli. Le braccia tirate e lucide di muscoli mostrano il simbolo di una infanzia passata ad aiutare il papà nel lavoro tra la boscaglia bassa nei pressi del villaggio, a tagliare legna per farne carbone da vendere in città. Le guance molli e delicate, a incorniciare le pupille piene di luce e riflessi chiari, sembrano mostrare una propensione leggera verso la curiosità e tutto ciò che si muove al di là dell’orizzonte rosso ocra dei termitai.
Durante i mesi di pausa forzata della scuola, Dieumerci è stato richiamato al lavoro manuale dal papà, tanto urgente quanto necessario per aiutare i propri fratelli più piccoli a trovare un piatto di fufu e lenga lenga alla fine della giornata.
Alla riapertura, non l’abbiamo trovato più tra i banchi. Dopo vari giorni lo abbiamo visto fare capolino dietro alle gambe magre del padre con le mani tese sulla bicicletta sgangherata carica di carbone, diretti verso il mercato della Katuba di Lubumbashi.
Grazie alla sensibilizzazione degli insegnanti, i genitori si sono convinti dell’importanza di rimandarlo in classe al fianco dei piccoli coetanei. Il papà ha continuato a preparare carbone da solo. Vedere Dieumerci riprendere in mano matita e quaderno, con le palme ancora dure di calli e carbone, è stato un piccolo miracolo incastonato nelle difficoltà di una terra arida e oppressa. Nonostante il richiamo dell’urgenza, è riuscito a trovare il tempo naturale della propria infanzia e dare un tocco di normalità ad una vita già stretta nello spazio del dovere. Ad agosto ha sostenuto l’esame di fine anno. Da poco abbiamo saputo che lo ha superato con successo con un punteggio di 62%.
La mamma questa mattina è entrata a testa bassa durante la riunione degli insegnanti in preparazione dell’anno scolastico per ringraziarli, tutti, della possibilità che danno al proprio figlio di studiare e, chissà, un giorno andare a terminare gli studi in città.
Ha detto con un leggero sorriso timido sulle labbra che nella famiglia è il primo ad essere così vicino a cominciare la scuola secondaria.
Durante le ultime settimane Dieumerci ha partecipato agli incontri di pre-scuola insieme alla volontaria Lucia e agli insegnanti della scuola di Kakyaka. Ogni mattina era lì, insieme ad altri ottanta bambini e bambine, con le mani sporche di pittura e il sorriso stampato sulle guance molli.
Pronto a tornare in classe, a riempire gli occhi di nuove possibilità, a fare delle proprie mani uno scrigno del domani.
Nonostante le grandissime difficoltà che questa terra cova nella propria storia passata e recente, vicende come quella di Dieumerci, così normali ed eppure straordinarie, rappresentano tutta l’importanza dell’impegno di AMKA. Un impegno che ogni giorno si fa più urgente; un impegno che porta dentro le speranze di migliaia di persone che credono instancabilmente nel potere rivoluzionario dell’istruzione.
(Guglielmo Rapino, project manager per la no-profit AMKA da un anno in missione nella RD Congo)