All’Etiopia piacciono i droni turchi

di Enrico Casale

Fa discutere l’accordo siglato tra il governo etiope e quello turco durante la visita ad Ankara del premier Abiy Ahmed ad agosto. Secondo alcuni osservatori internazionali, quella intesa, i cui dettagli sono sconosciuti, nasconderebbe la fornitura di droni armati turchi ad Addis Abeba. Secondo alcuni funzionari turchi sentiti dall’agenzia Reuters, l’Etiopia aveva richiesto i droni turchi Bayraktar Tb2, considerati tra i modelli più efficaci del loro tipo.

Alex de Waal, direttore della World Peace Foundation presso la Tufts University, sentito dal sito Avhal, ha dichiarato: “I combattimenti sono già intensi e feroci, con forse 100.000 soldati già morti dalla parte etiope. Cinque milioni di civili hanno bisogno di aiuti alimentari a causa del conflitto, eppure l’Etiopia sta ancora acquistando droni e altre armi”.

Si ritiene che il governo etiope abbia già schierato droni fabbricati in Iran e Cina. Ma nessuno dei due è considerato efficace quanto i Tb2 turchi, realizzati da Baykar Makina, una società il cui responsabile tecnico, Selcuk Bayraktar, è sposato con la figlia minore di Erdogan. I droni Tb2 sono stati utilizzati da Ankara contro i separatisti curdi all’interno del proprio Paese, in Siria e in Iraq. Da allora sono poi stati schierati in Libia per contrastare l’offensiva del comandante Khalifa Haftar.

Costano da un milione di dollari, un decimo del prezzo del drone Protector degli Stati Uniti, che Washington è stata disposta a vendere solo a una manciata di Paesi. Un’Ankara sempre più risoluta ha rapidamente intensificato le esportazioni e la scorsa settimana il Kirghizistan è diventato l’ultimo paese a fare un ordine. Questi droni sono molto ricercati anche in Africa e da alcuni Stati europei dopo che questi velivoli a pilotaggio remoto si sono rivelati determinanti nella guerra tra Azerbaigian e Armenia determinando il successo delle forze armate di Baku nell’enclave contesa del Nagorno-Karabakh.

Né Ankara né Addis Abeba hanno commentato pubblicamente la vendita di droni, ma ci sono già prove che suggeriscono l’uso di munizioni turche: un frammento di una bomba a guida laser di fabbricazione turca trovata dalle forze del Tigray è stato passato a un giornalista e analista, Martin Plaut, all’inizio lo scorso mese. Non può essere determinato in modo definitivo da dove è stato sparato, ma gli esperti occidentali affermano che il missile da cui proviene il frammento può essere utilizzato dai droni Tb2.

Quello che stiamo vedendo sono le conseguenze del fatto che la comunità internazionale non vuole occuparsi della proliferazione dei droni”, ha affermato Chris Coles, di Drone Wars, una Ong con sede nel Regno Unito.

Si ritiene che migliaia – forse fino a 30.000, secondo De Waal – di soldati etiopi giovani, scarsamente addestrati e male armati siano stati uccisi dall’inizio dell’offensiva del governo di ottobre.

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