I salesiani in Etiopia hanno lanciato un appello a “pregare per la pace e l’unità del Paese” dopo l’irruzione delle forze governative, lo scorso 5 novembre, in un centro gestito dai missionari nella zona di Gottera, ad Addis Abeba. Stando a quanto riferito dall’agenzia Fides, i militari hanno arrestato 17 persone, tutti di origine tigrina, tra cui sacerdoti e impiegati nel centro, poi trasferite in un luogo sconosciuto. Gli arresti sono avvenuti tre giorni dopo la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governo, in risposta all’avanzata delle forze tigrine verso la capitale.
“La notizia dell’arresto di sacerdoti, diaconi e laici etiopi ed eritrei che vivevano nella casa provinciale dei Salesiani – ha dichiarato don Mosè Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia – ci lascia sgomenti. Non riusciamo ancora a comprendere quali siano i motivi alla base di un atto così grave: perché arrestare sacerdoti che svolgono la loro missione di educazione, peraltro in un centro impegnato da sempre a fare del bene, molto frequentato da anni da tantissimi bambini, dove si fa recupero dei bambini di strada?”.
Secondo quanto precisato da Avvenire, in cella sono finiti, tra gli altri, il superiore provinciale Hailemariam Medhin, l’economo fra Tedros Berhe, l’economo e decano del collegio di Macallè, padre Girmay Berhane, e i coordinatori delle scuole e dei centri giovanili salesiane di Macallè e Shire, nel Tigray.
“Ci auguriamo che tutto si risolva al più presto e che si giunga a una rapidissima liberazione di tutti”, ha dichiarato Don Mussie Zerai.
Fides ricorda che i Salesiani hanno cominciato a lavorare in Etiopia nel 1975. Da allora hanno stabilito una presenza significativa in cinque regioni del Paese, tra cui il Tigray, centro del conflitto in corso da un anno nel Paese. I Salesiani gestiscono asili, scuole primarie, scuole superiori e centri di orientamento e formazione professionale. Al momento, la provincia conta 100 membri risiedenti in una quindicina di case sparse in tutto il Paese. Le loro attività si svolgono per mezzo di tre Centri Missionari, cinque parrocchie, sei scuole tecniche, 13 centri giovanili, 13 scuole primarie e secondarie e due centri per bambini di strada.
All’Angelus di domenica scorsa Papa Francesco ha espresso preoccupazione per la situazione in Etiopia, “scossa da un conflitto che si protrae da più di un anno e che ha causato numerose vittime e una grave crisi umanitaria”, lanciando un appello “affinché prevalgano la concordia fraterna e la via pacifica del dialogo”.