La località di Boyo, nella prefettura di Ouaka in Repubblica centrafricana, è stata teatro di gravi scontri armati il 6 e il 7 dicembre scorsi, con circa 15 civili uccisi, casi di amputazione degli arti, estorsioni e la distruzione di centinaia di abitazioni, violenze che hanno provocato quasi 1.500 sfollati. Lo riporta un comunicato stampa della Missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni unite nella Repubblica centrafricana (Minusca).
Secondo l’Onu si sono registrati anche “casi di amputazione, estorsioni e distruzione di abitazioni”, 1.500 persone sono state sfollate e sono attualmente protette da caschi blu “il cui intervento tempestivo avrà permesso di ripristinare la stabilità” nell’area . L’Onu ha fermamente condannato questo attacco “che ha preso di mira deliberatamente la popolazione civile di Boyo”, i cui autori sono “elementi armati coordinati e assimilati agli anti-balaka”.
La missione delle Nazioni Unite in Repubblica centrafricana ha invitato tutti i gruppi armati centrafricani “a porre immediatamente fine ai loro attacchi contro le popolazioni e a rispettare il cessate il fuoco dichiarato dal capo dello Stato il 15 ottobre”, nonostante il quale i gruppi armati centrafricani continuano le loro offensive. Il 28 novembre una trentina di civili e due militari sono rimasti uccisi in altri attacchi operati da gruppi armati nel nord-ovest della Repubblica centrafricana.
Il presidente centrafricano faustin-Archange Touadéra ha decretato il 15 ottobre “un cessate il fuoco unilaterale” del suo esercito e dei suoi alleati ruandesi e paramilitari russi per favorire l’imminente apertura di un dialogo nazionale. I principali gruppi armati avevano annunciato che avrebbero rispettato anche loro un cessate il fuoco.
Nate per contrastare i ribelli antigovernativi della formazione Seleka tra il 2013 e il 2014, le milizie anti-balaka si sono costituite come gruppi di autodifesa, ma sono state accusate di gravi crimini, alla stregua dei loro rivali.