Nel 2021, nove Paesi della regione africana dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno riportato casi confermati in laboratorio di febbre gialla (Yf). Lo riferisce la stessa Oms in un comunicato nel quale viene precisato che i Paesi sono Camerun, Ciad, Centrafrica, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Niger, Nigeria e Repubblica del Congo.
Oms sottolinea che i casi sono stati rilevati in aree che “sono ad alto rischio per la malattia e hanno una storia di trasmissione e focolai di febbre gialla”. Dalla nota si apprende che dall’inizio del 2021 e fino al 20 dicembre, ci sono stati 300 casi probabili e 88 casi confermati in laboratorio di febbre gialla. Tra i casi probabili ci sono stati 66 decessi riportati da sei Paesi. Oms precisa che il rapporto complessivo di fatalità tra i casi probabili è del 22 per cento, con una variazione molto ampia tra i Paesi, ad esempio Ghana (40 per cento) e Camerun (21 per cento).
Nella nota viene precisato che la copertura complessiva della vaccinazione contro la Yf in queste regioni non è sufficiente a fornire l’immunità di gregge e a prevenire le epidemie. Le stime dell’Oms e dell’Unicef nel 2020 sulla copertura della vaccinazione di routine contro la malattia era del 44 per cento nella regione africana, molto più bassa della soglia dell’80 per cento richiesta per conferire l’immunità di gregge.
La situazione è anche preoccupante laddove, secondo Oms, i casi sono stati confermati in distretti sanitari inaccessibili con deboli sistemi di sorveglianza, scarsa preparazione e risposta al virus, e significativi spostamenti di popolazione nei Paesi vicini, come Camerun, Ciad, Centrafrica. “Inoltre, ci sono grandi aree urbane come Abidjan, in Costa d’Avorio, che hanno riportato casi di Yf e sono motivo di grande preoccupazione perché i focolai urbani possono amplificarsi rapidamente con una diffusione nazionale”.
Oms fa infine sapere che il conteggio dei casi confermati e probabili è in rapida evoluzione e “presenta sfide da tracciare a causa della complessità di interpretazione nel contesto dei dati epidemiologici e clinici disponibili, compresa la storia di vaccinazione dei casi”.