Secondo i dati statistici più recenti raccolti dal Dossier Immigrazione 2021 dell’istituto romano di ricerca Idos, che fotografano la situazione dei lavoratori stranieri in Italia, i cittadini del Marocco detengono il primato tra i lavoratori africani che godono di un posto fisso oggi in Italia. Tra questi, le più penalizzate sono le donne, sia per numero, sia per gli stipendi mediamente inferiori del 23,9% rispetto ai colleghi
di Mario Ghirardi
Sono i cittadini del Marocco a fare la parte del leone tra i lavoratori africani che godono di un posto fisso oggi in Italia. Il loro numero sfiora i 152mila e risultano essere il terzo gruppo più numeroso tra tutti gli stranieri dipendenti da aziende, preceduti solo dai romeni che ammontano a 370mila lavoratori e dagli albanesi che sono 220mila. Il totale di questi tre gruppi costituisce il 36,2 per cento di tutti i dipendenti stranieri. Tra loro la più bassa quota di donne appartiene all’Egitto, con il 5,2% su una quota media totale del 36,1% a sua volta più bassa del 10% rispetto agli uomini. Non solo: le donne sono anche penalizzate dal punto di vista della retribuzione con paghe mediamente inferiori del 23,9% rispetto a quelle dei colleghi maschi e con punte minime del 49,2 e del 43,6%, che interessano nello specifico rispettivamente le lavoratrici del Senegal e del Marocco.
Sono questi i dati statistici più recenti che fotografano la situazione dei lavoratori stranieri in Italia e che si evincono dalla pubblicazione del ‘Dossier Immigrazione 2021’ edito dall’istituto romano di ricerca Idos rielaborando i numeri forniti dall’Inps. Il dato complessivo dice che i lavoratori regolari stranieri ammontano a 3 milioni 400mila unità di cui quasi il 70 % è di provenienza non comunitaria, mentre su quasi 25 milioni di occupati totali, ivi compresi dunque gli italiani, gli stranieri sono il 13,7%, percentuale che scende al 9,5 se si considerano soltanto gli stranieri non comunitari. Un altro dato significativo è che l’85,8% di loro è composto da lavoratori dipendenti, con la restante fetta del 14,2% di autonomi costituita soprattutto da commercianti e artigiani.
Scandagliando ulteriormente questa enorme massa di dati alla ricerca di chi proviene dal continente africano, i dati più significativi riguardano, come è facile immaginare, il settore agricolo. Qui i lavoratori stranieri totali a fine 2020 erano quasi 358 mila, in flessione per il secondo anno consecutivo, in generale forse per colpa di rientri al Paese d’origine poi diventati irreversibili a causa della pandemia. Tuttavia questa tendenza al ribasso non riguarda gli africani, così come i loro colleghi indiani e pakistani, perché questi al contrario potrebbero avere avuto, sempre a causa del Covid-19, difficoltà nel ritornare a casa, perdendo nel contempo il loro tradizionale posto di lavoro e rimpiazzandolo come extrema ratio in una occupazione in campo agricolo. A complicare però ulteriormente la lettura delle statistiche resta il fatto che a fronte del generale calo in agricoltura di occupati stranieri, le giornate di lavoro agricolo sono persino aumentate dell’1,8%.
Scendiamo nel dettaglio per ciò che riguarda gli africani. Se al primo posto tra i lavoratori stranieri in agricoltura stanno i romeni però con un vertiginoso calo annuale di 14 mila occupati che ne portano il numero odierno a 84mila, subito dopo vengono i marocchini con 37 mila presenze che nell’ultimo anno al contrario sono aumentate di ben 1283 unità, con picchi nelle province meridionali di Salerno e Foggia e forti ingressi a Campobasso, Bolzano, Verona e Trento. Stessa considerazione per il trio di Paesi formato da Senegal, Tunisia e Nigeria, che nella classifica sono separati dal Marocco soltanto dalla più numerosa presenza di indiani e albanesi. I loro numeri sono meno vistosi (17 mila i senegalesi, 13mila i tunisini, 12 mila i nigeriani), ma sono tutti in crescita, con particolare riguardo ai senegalesi cresciuti in un anno di 1295 unità e insediatisi con picchi a Trento, Trapani e Verona. E ancora: i maliani sono quasi 8mila, in crescita come chi proviene dal Gambia, oltre 7000 persone.
Se vogliamo fare un paragone con gli ultimi 6 anni, i marocchini sono aumentati di un terzo, i senegalesi sono quasi triplicati, i nigeriani e i maliani sono cresciuti di 5 volte, i gambiani addirittura di quasi 20 volte. La loro presenza complessiva nell’agricoltura italiana arriva oggi alla significativa cifra di 95 mila unità su un totale di lavoratori stranieri del settore che, ripetiamo, assomma a 358mila. Ultimo interessante dato: anche le loro giornate di occupazione sono fortemente aumentate. I componenti di ognuna delle nazionalità africane citate, a prescindere dal numero dei loro occupati, nel 2020 hanno lavorato ciascuna anche ben oltre le 110 mila giornate in più, con l’unica vistosa eccezione dei tunisini.