Nel pomeriggio del 30 dicembre, le forze di sicurezza sudanesi sono entrate nel Khartoum Teaching Hospital e hanno sparato gas lacrimogeni in un pronto soccorso gremito di manifestanti feriti in una manifestazione vicina, secondo le testimonianze degli operatori sanitari raccolte da media locali e internazionali. Anche i pazienti, i loro amici e parenti sono stati aggrediti e arrestati all’interno dell’ospedale e le forze di sicurezza hanno inseguito i manifestanti nei reparti.
di Tommaso Meo
Episodi di questo tipo stanno diventando la norma. Gli attacchi alle strutture mediche, visti già durante la rivolta in Sudan di tre anni fa, sono riemersi durante le proteste contro il colpo di stato di ottobre. In una dichiarazione, il comitato di sicurezza dello Stato di Khartoum ha espresso rammarico per le “violazioni” delle strutture ospedaliere e si è impegnato a fornire ufficiali di alto rango all’interno delle strutture per monitorare eventuali abusi. Gli assalti alle strutture mediche si sono concentrati sugli ospedali che si trovano lungo le principali vie di protesta e curano regolarmente i manifestanti feriti.
Il Khartoum Teaching Hospital è stato attaccato tre volte con gas lacrimogeni, ha affermato il suo direttore, la dottoressa Elfatih Abdallah. Gli operatori sanitari hanno detto che anche quando le forze di sicurezza non entrano nell’ospedale, spesso vengono sparati gas lacrimogeni nelle vicinanze, rendendo difficile il lavoro.
Il Comitato centrale dei medici sudanesi (Ccsd) ha accusato le forze di sicurezza di aver assediato gli ospedali e di aver bloccato l’ingresso e l’uscita delle ambulanze durante le proteste. Domenica, i medici hanno marciato in camice da laboratorio per presentare un rapporto all’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che documenta più di 20 presunti incidenti delle forze di sicurezza che hanno ostacolato le cure mediche in tutto il Paese dal colpo di Stato.
L’ambasciatrice norvegese Therese Loken Gheziel ha condannato gli attacchi e affermato che questi ostacolano il coinvolgimento della comunità internazionale con le autorità. “La fiducia deve essere ricostruita, le persone hanno bisogno di vedere giustizia e la violenza deve cessare”, ha detto.
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fatto sapere in una nota che sta seguendo con preoccupazione la crisi sudanese e ha citato in particolare “15 attacchi segnalati contro operatori sanitari e strutture sanitarie dal novembre 2021 a Khartoum e in altre città, 11 dei quali sono stati confermati”. Questi attacchi, ha continuato l’Oms, “sono una flagrante violazione del diritto umanitario internazionale e devono cessare ora”.