L’Africa subsahariana non mostra miglioramenti significativi in termini di percezione della corruzione – un segnale che il fenomeno è ancora ben radicato – nell’indice di Transparency International 2021 sulla percezione della corruzione (Ipc) pubblicato nei giorni scorsi dall’organizzazione con sede a Berlino.
L’Ipc 2021 mostra che l’80 percento dei Paesi della regione ha ristagnato negli ultimi dieci anni. “Una delle maggiori minacce al progresso è la grande corruzione”, sottolinea Transparency: “la corruzione sistemica che coinvolge funzionari pubblici di alto livello e ingenti somme di denaro, spesso accompagnata da gravi violazioni dei diritti umani. Eppure l’impunità è stata la norma, piuttosto che l’eccezione. Nel frattempo, il continente perde decine di miliardi di dollari all’anno in fuga di capitali.
“I guadagni realizzati da una manciata di Paesi sono oscurati dalla flessione o dalla stagnazione in altri e dalla scarsa performance complessiva della regione, poiché 44 paesi su 49 hanno valutato l’indice con un punteggio inferiore a 50”, spiegano gli autori del rapporto, parlando di un “anno 201 turbolento” per l’Africa sub-sahariana. La pandemia di Covid-19 “che ha colpito duramente il continente”, più dell’anno precedente, ha esacerbato i gravi problemi di corruzione che esistono da molto tempo.
Transparency deplora che per tenere la corruzione fuori dagli occhi dell’opinione pubblica, i governi di tutta la regione hanno dato informazioni limitate e hanno represso le voci indipendenti che denunciano abusi di potere. “In un continente in cui la corruzione depreda preziose risorse naturali e impedisce a milioni di persone l’accesso ai servizi pubblici, i risultati di un decennio di stagnazione messi a nudo dall’Indice di percezione della corruzione 2021 non possono essere più devastanti”.
Le nazioni subsahariane in cui l’indice di percezione della corruzione sono i più incoraggianti sono le Seychelles Capo Verde e il Botswana, sebbene quest’ultimo sia in declino. In fondo alla classifica troviamo invece Paesi come la Guinea Equatoriale, la Somalia e il Sud Sudan, dove la via d’uscita dalla corruzione endemica rimane scoraggiante.
Sono considerati favorevolmente gli sforzi compiuti dall’Angola, dalla Costa d’Avorio, dall’Etiopia, dal Senegal – considerato tuttavia un Paese da tenere d’occhio sul profilo della corruzione – dalla Tanzania e, appunto, dalle Seychelles. Tutti hanno guadagnato tra 6 e 18 punti in classifica dal 2012.
Nonostante il Botswana sia uno dei Paesi con un indice di percezione tra i migliori, Transparency deplora un netto declino negli ultimi anni, nel corso dei quali la popolazione osserva che la corruzione stia aumentando.
Dal 2012 ad oggi hanno perso molti punti invece la Liberia, ritenuta una “significant decliner” in questa classifica 2021 – l Botswana, il Mali, e il Sud-Sudan.
Dieci anni dopo le Primavere arabe la corruzione politica ostacola ancora la lotta alla corruzione e il progresso verso la democrazia nell’area Nord Africa e Medio Oriente (Mena).
L’Ipc del 2021 mostra che l’80 percento dei Paesi della regione ha ristagnato negli ultimi dieci anni. Come per l’Africa subsahariana, Transparency denuncia la grande corruzione: corruzione sistemica che coinvolge funzionari pubblici di alto livello e ingenti somme di denaro, spesso accompagnata da gravi violazioni dei diritti umani, la principale minaccia. Eppure l’impunità è stata la norma, piuttosto che l’eccezione.
Analizzando il caso della Tunisia, Transparency deplora che è diventata “uno sfortunato esempio di come si possano perdere conquiste democratiche”. La promettente democrazia è stata recentemente sprofondata nell’incertezza, dopo iprovvedimenti speciali adottati dal presidente Kais Saied. Tra queste, la chiusura dell’agenzia anticorruzione e il collocamento del capo dell’agenzia agli arresti domiciliari, “che indeboliscono i meccanismi di responsabilità esistenti e sollevano preoccupazioni sulla sorte degli informatori che denunciano la corruzione”.
In Marocco, una legge di emergenza non solo ha privato i cittadini della loro libertà di movimento, riunione e parola, ma è stata anche utilizzata come copertura legale per prendere di mira i critici del governo e i difensori dei diritti umani che denunciavano la (cattiva) gestione della risposta alla pandemia del Paese .
L’Egitto è stato uno dei peggiori “delinquenti” dell’anno – scrive Transparency – con le autorità che hanno punito il dissenso e detenuto giornalisti, politici e attivisti. Le proteste sono state accolte con una risposta brutale, compreso l’uso illegale della forza e arresti di massa. Le libertà di riunione e di parola rimangono fortemente limitate nel Paese.
La corruzione in Medio Oriente e Nord Africa, secondo Transparency International, è sistemica, con radici profonde sia nelle istituzioni che nella vita quotidiana. Dalla corruzione politica ai massimi livelli, allo spreco, alle gravi violazioni dei diritti umani, è necessario affrontare una serie di questioni per responsabilizzare i cittadini e liberarli dalla corruzione.