In seguito alla tragedia che ha visto coinvolto un bambino di cinque anni, Rayan, le autorità marocchine hanno programmato di controllare tutti i pozzi abbandonati e non autorizzati presenti nel Paese. Lo riporta l’agenzia di stampa ufficiale Map. Il bambino era caduto in uno stretto pozzo asciutto profondo 32 metri lo scorso 1° febbraio, un fatto che ha innescato un’operazione di salvataggio enorme, ma purtroppo fallimentare, che per giorni ha lasciato con il fiato sospeso il Marocco e tutto il mondo, visto che la storia di Rayan ha fatto letteralmente il giro del mondo.
“Per evitare che si ripeta la tragedia di Rayan, il ministro dell’Acqua ha incaricato i direttori degli uffici per le risorse idriche di effettuare un’indagine completa sui pozzi abbandonati” ha dichiarato alla Map il funzionario del ministero dell’Acqua Abdelaziz Zerouali: i pozzi che violano i regolamenti saranno messi in sicurezza a spese di coloro che li hanno scavati, che potrebbero anche subire ripercussioni di tipo legale.
Il caso di Rayan ha suscitato un’ondata di empatia in tutto il Paese nordafricano e oltre, con circa 1,7 miliardi di persone che hanno seguito la storia online, secondo l’Osservatorio dell’opinione pubblica digitale (O2PN): l’Arabia Saudita, ad esempio, ha reso noto domenica scorsa di aver riempito e rafforzato migliaia di pozzi abbandonati in tutto il Paese, sulla scia proprio della tragedia marocchina. Dopo la morte del giovane, il dibattito in Marocco si è concentrato sul tema dei pozzi irregolari, con alcuni personaggi pubblici che hanno sollecitato più controlli e una più efficace repressione degli illeciti.
Zerouali ha detto alla Map che non sono disponibili dati precisi sui pozzi pericolosi: tuttavia, ha rivelato, più di 1.000 persone all’anno vengono multate per reati legati a trivellazioni illegali: molti cittadini delle aree rurali del Marocco lottano per l’accesso all’acqua potabile e per l’irrigazione, un problema aggravato da una siccità particolarmente acuta negli ultimi anni.