Il parlamento etiope ha votato oggi per la fine anticipata dello stato di emergenza. Il provvedimento ha effetto immediato e potrebbe essere un segno di allentamento delle tensioni tra il governo e le forze ribelli tigrine che potrebbe, a sua volta, portare alla fine della guerra civile in corso della fine del 2020. Anche perché i combattimenti sono in gran parte cessati e i diplomatici che aiutano a mediare tra le due parti sono cautamente ottimisti sul fatto che si stiano compiendo progressi verso la pace.
L’Etiopia ha imposto lo stato di emergenza a novembre dopo che le forze tigrine avevano lanciato un’offensiva che minacciava la capitale. La controffensiva delle forze armate federali a dicembre hanno però respinto i tigrini, anche se i combattimenti sono continuati nell’Afar e nel Tigray.
La decisione del Parlamento di revocare lo stato di emergenza è arrivata tre settimane dopo l’approvazione del provvedimento da parte del governo.
La Commissione etiope per i diritti umani, organo nominato dal governo, ha affermato che i diritti umani non sono stati rispettati dopo l’imposizione dello stato di emergenza.
Secondo la commissione, sono state arrestate senza motivo migliaia di persone di etnia tigrina, tra esse uomini e donne molto anziani, madri che allattavano e bambini. La polizia ha negato di aver preso di mira un particolare gruppo etnico, ripetendo in più casi di aver fermato sospetti sostenitori del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), la formazione che ha governato fino al 2018 l’Etiopia e che ha guidato la rivolta contro Addis Abeba.
La legge etiope richiede che chi è stato arrestato non possa essere detenuto senza un ordine esplicito della magistratura. Il procuratore generale Gedion Temothewos e il suo portavoce non hanno commentato le accuse della Commissione. Lemma Tesema, presidente della Commissione d’inchiesta sullo stato di emergenza, ha però detto oggi ai parlamentari che coloro che sono stati detenuti in stato di emergenza “saranno ora trattati secondo le leggi”.