La sorte dei due candidati laici alla presidenza della Tunisia dipende dal partito islamico, Ennhahda. Il 28 dicembre si sfideranno al ballottaggio l’anziano leader di Nidaa Tounes, partito laico di maggioranza relativa del Paese, Beji Caid Essebsi, e Moncef Marzouki, Presidente della Repubblica “provvisorio”.
Essebsi, 88 anni, favorito nonostante l’età, è largamente in vantaggio. Ma in vista del secondo turno sarà fondamentale l’atteggiamento del secondo partito del Paese, Ennhahda. E proprio agli islamici moderati si rivolge Essebsi quando parla di ripristino dello ‘‘Stato di prestigio’‘ per metter fine al clima di instabilità. Il suo partito si presenta come continuatore dei principi di Habib Bourguiba. Ed è proprio dalla città di Bourguiba, Monastir, che Essebsi ha avviato la sua campagna elettorale.
Noto per usare proverbi tunisini e parti del Corano nei suoi discorsi, viene considerato dai suoi sostenitori come l’unico in grado di fronteggiare gli islamici. Al contrario, i critici lo accusano di voler ripristinare i vecchi regimi, essendo lui stato ministro degli Esteri sotto Bourguiba dal 1981 al 1986 e presidente della Camera dal 1990 al 1991 sotto Ben Ali.
Moncef Marzouki, dal canto suo, ha fatto sapere che abbandonerà l’attività politica se non vincerà le elezioni. È il candidato del partito da lui stesso fondato, il Congresso per la Repubblica, che alle legislative ha perso quasi tutti i seggi in parlamento. Sembrano lontane le scene di gioia immortalate nel giorno del suo ritorno dall’esilio, dopo la caduta del regime di Ben Ali.
Il presidente uscente è stato oggetto di una durissima contestazione quando si è presentato al suo seggio di El Kantaoui. Marzouki è stato accolto al grido di ‘vai via’, lo stesso che fu rivolto a Ben Ali durante la rivoluzione dei gelsomini.
Nel 2013 il Time lo piazzò tra le 100 personalità più influenti al mondo, e anche se nel giro di quasi due anni l’Occidente sembra preferire altri interlocutori, resta comunque una figura simbolica della rivoluzione e su di lui potrebbero essere convogliate molte preferenze di chi non intende votare per Essebsi.
Indipendentemente dal risultato del ballottaggio, il prossimo presidente sarà affiancato da un governo di coalizione e la Tunisia si propone come un laboratorio arabo con una maggioranza formata da un partito laico e da uno confessionale. – Euronews