di Stefania Ragusa
L’argomento inclusione ha acquisito centralità nelle dinamiche aziendali. Dal reclutamento alla gestione del personale, dallo sviluppo dei prodotti alla definizione delle strategie di comunicazione, è un tassello da cui sembra ormai impossibile prescindere. È un buon segnale? Vuol dire che una diversa sensibilità, anche antirazzista, è andata imponendosi?
Anna Zinola (foto di apertura), autrice di “Diverso da chi” (Egea, 2021, pp. 163, € 22,50), docente di Metodi di ricerca all’Università Cattolica, sostiene – dati alla mano – che le cose non stanno esattamente in questi termini. L’inclusione viene utilizzata come un efficace strumento di marketing più che come principio etico regolativo. Dietro a proclami e dichiarazioni di intenti di aziende e brand, c’è in realtà ben poco di concreto. A spingere il trend è il tentativo di differenziarsi dai concorrenti per aumentare i profitti.