di Enrico Casale
In Africa la presenza militare russa è forte. È una presenza in larga parte non ufficiale che si gioca su un ruolo importante delle compagnie private di mercenari. Quale ruolo giochino i mercenari di Mosca nel continente non è così semplice da decifrare. È questa l’analisi di Mattia Caniglia, ricercatore dell’European Council on Foreign Relations intervistato da InfoAfrica.
La Russia ha basi ufficiali in Africa?
“Quando governava Omar al-Bashir, il Sudan aveva offerto alla Russia la possibilità di aprire una base navale sulla costa del Mar Rosso. Con la caduta di al-Bashir e l’avvento del governo civile, Khartoum aveva fatto un passo indietro e aveva comunicato la propria indisponibilità a concedere la base. La nuova giunta militare salita al potere il 28 ottobre ha fatto capire che sarebbe stata disposta ad accettare nuovamente la base. Ma, al momento, è tutto fermo. Mosca starebbe trattando anche con Madagascar e Mozambico. Al momento però tutto è ancora fermo”.
Quindi attualmente non esistono basi russe sul territorio africano.
“No, non ci sono installazioni militari russe strutturate. Le forze armate di Mosca hanno però l’accesso a basi militari di alcuni Paesi africani: Guinea, Egitto, Madagascar, Libia”.
In Africa la Russia vende anche sistemi d’arma?
“La Russia rimane il più grande esportatore nella regione subsahariana. Le sue consegne di armi a 12 Stati hanno rappresentato il 30% delle importazioni totali di armi nel continente, rispetto al 25% nel periodo 2011-15. In Nord Africa, Egitto e Algeria sono i primi destinatari delle esportazioni di armi russe in Africa. Il commercio degli armamenti crea una sorta di dipendenza tra fornitore e acquirente. E più il sistema è complesso e più questo rapporto è stretto. Se pensiamo agli elicotteri, per esempio, questi richiedono una manutenzione continua che richiede assistenza per 10-15 anni dopo la vendita. Si creano quindi rapporti duraturi nel tempo tra i Paesi africani e la Russia”.
Quale ruolo hanno invece i mercenari?
“La strategia russa in Africa si muove su due livelli. Quello ufficiale, lavora attraverso diversi strumenti: diplomazia, scambi culturali, accordi che prevedono lo scambio di sistemi d’arma per risorse naturali, ecc. Poi c’è un livello non ufficiale. Di questo fanno parte le azioni di disinformazione portate avanti attraverso la collaborazione tra i media russi e quelli africani. Ma anche le azioni delle compagnie militari private. Uso volutamente il plurale perché se il Gruppo Wagner è la compagnia russa di mercenari più famosa, non è la sola. La presenza di mercenari russi, in questo momento, è forte in Botswana, Guinea Bissau, Guinea, Libia, Mali, Mozambico, Madagascar, Zimbabwe”.
Come lavorano sul terreno?
“Noi abbiamo in mente i mercenari come soldati combattenti. In realtà, spesso svolgono ruoli di addestramento e di formazione. In altri casi, come in Libia e in Centrafrica sono schierati sul campo”.
In Africa questi mercenari sono la longa manus di Mosca?
“La questione è più complessa di quanto sembri. In Russia, a differenza di quanto possa apparire a un occhio esterno, non c’è un soggetto unico a prendere le decisioni. Il sistema del governo è molto competitivo, al suo interno c’è una grande competizione fra centri di poteri: ministero della Difesa, ministero degli Affari esteri, le diverse agenzie di intelligence… In questo contesto, la Wagner e le altre agenzie private agiscono in collaborazione con alcuni di questi centri oppure si muovo addirittura da sole. Bisogna pensare che sono società strutturate come conglomerati di industrie e aziende che si occupano non solo di difesa, ma anche di minerali, comunicazione, information warfare. Questo conglomerato opera con uno spirito imprenditoriale e cerca i business laddove pensa possano esserci. Se il business porta a far crescere la rete della Russia, Mosca sostiene le compagnie mercenarie. Altrimenti ne prende le distanze. In Mozambico, dove il Gruppo Wagner ha fallito ed è stato costretto al ritiro, Mosca non c’era. L’apparato statale russo non è intervenuto in alcun modo. Gli attori privati russi non sono la Russia. Anzi, a livello ufficiale, in Russia le compagnie militari private non sono ammesse”.
Quindi i mercenari possono diventare una forma di influenza indiretta della Russia sull’Africa?
“La Russia, al contrario dell’Unione europea, della Cina, della Turchia non ha strumenti di soft power (cioè aiuti economici). Quindi queste compagnie di mercenari diventano uno strumento di influenza non ufficiale per Mosca in aree in cui può avere interessi geostrategici. Penso per esempio all’Africa occidentale dove la Russia può infastidire la presenza dell’Unione europea (che in loco ha la sua missione più grande) e la Francia. La Wagner e le altre compagnie simili, possono facilitare i rapporti tra Russia e Paesi africani. Una volta in Africa poi, le società dei mercenari si ritagliano uno spazio nell’economia locale”.