Negli ultimi giorni sono emersi aspri disaccordi tra alcuni dirigenti del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) e il suo leader Debretsion Gebremichael. I dissidi vertono sull’opportunità o meno di fornire precondizioni per i colloqui con il governo federale. È quanto emerge da un articolo del Sudan Post che cita fonti interne del Tplf.
Secondo il quotidiano sudanese, solitamente ben informato sulle dinamiche interne del movimento trigrino, all’inizio di febbraio, Debretsion ha dichiarato che era in corso un colloquio indiretto con il governo federale per organizzare colloqui formali per raggiungere un cessate-il-fuoco che potrebbe portare a negoziati di pace. Debretsion ha affermato che per avviare il colloquio è necessario che Addis Abeba rispetti alcune condizioni: il ritiro delle truppe straniere, il ritiro delle forze etiopi dai territori del Tigray e il riconoscimento il diritto del popolo del Tigray all’autodeterminazione.
Parlando con il Sudan Post, un diplomatico del Tplf negli Stati Uniti d’America ha affermato che negli ultimi giorni ci sono stati disaccordi tra i massimi dirigenti ribelli, tra cui l’ex ministro del Commercio e vicepresidente del Tplf, Fetlework Gebregziabher, che si sono opposti alla richiesta del riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei Tigrini come presupposto per i colloqui.
“Alcuni tra i più alti dirigenti tigrini si sono opposti”, ha detto il diplomatico che ha chiesto di non essere nominato. Secondo i dirigenti questa richiesta può essere vista come una scusa per “far deragliare le vie per raggiungere la pace con il governo di Abiy” perché il governo non le accetterà e la comunità internazionale considererà il Tplf come un movimento intransigente.
Il diplomatico del Tplf ha inoltre affermato che “alcuni dirigenti chiedono che il movimento si trasformi perché lo considerano come uno strumento obsoleto che ha perso popolarità”.