Africani in fuga dall’Ucraina, la Polonia viola il diritto d’asilo

di claudia
migranti

di Andrea Spinelli Barrile

C’è grande preoccupazione, e indignazione, in Africa e non solo per le migliaia di cittadini di diversi Paesi africani bloccati in Ucraina e che da giorni denunciano maltrattamenti e l’impossibilità di lasciare il Paese. Il caso è esploso pochi giorni fa quando il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha pubblicato una nota su Twitter denunciando il respingimento di centinaia di cittadini nigeriani al confine con la Polonia, ma è dal giorno dell’invasione russa in Ucraina che, sui social, molti studenti e lavoratori africani in Ucraina chiedono aiuto a evacuare il Paese e denunciano discriminazioni nei loro confronti.

L’Unione africana si è detta inorridita dall’atteggiamento europeo verso gli africani in fuga dall’Ucraina; Ghana e Nigeria sono riusciti a rimpatriare qualche centinaio di persone tramite voli charter dalla Romania, ma resta intatta la crisi al confine con la Polonia, dove le persone di origine africana non vengono lasciate passare.

Il problema sembra essere duplice: da un lato agli africani è impedito di lasciare l’Ucraina, e sono diversi i video che mostrano i maltrattamenti ai loro danni e i respingimenti di queste persone dai treni diretti al confine, fatti scendere per fare posto agli ucraini in fuga. Dall’altro invece c’è l’impedimento ai cittadini africani di entrare in territorio polacco. Ieri la cancelleria del primo ministro polacco ha negato ogni cosa, parlando di “notizie false” e affermando che “la Polonia aiuta tutti” e non fa discriminazioni di nazionalità, etnia o razza. Una posizione che è sostenuta dal Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), il cui segretario generale Stefano Santino ieri a Rfi ha rassicurato l’Unione africana e parlato di “casi isolati”.

“Non è così” ha detto a InfoAfrica Gianfranco Schiavone dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi): “Non è così perché le testimonianze sono chiare e precise. Inoltre la Polonia oggi non è nelle condizioni di essere autorevole nelle sue dichiarazioni in quanto ha già commesso gravissime irregolarità”.

Schiavone si riferisce ai respingimenti al confine polacco dei mesi scorsi, approvati dal Parlamento polacco il 14 ottobre 2021 durante la crisi migratoria di quell’epoca: “La questione in atto è sconcertante” afferma Schiavone. Dal lato ucraino infatti “non si può impedire l’uscita di un cittadino di un Paese terzo, perché sarebbe come trattenerli in ostaggio. I cittadini non-ucraini hanno il diritto di abbandonare il Paese in qualunque momento”. Per quanto riguarda invece il respingimento degli africani che chiedono di entrare in territorio dell’Unione europea dalla Polonia, è in atto “una violazione di tutte le normative internazionali e del diritto europeo” ha detto Schiavone. In primo luogo infatti vi è una violazione del diritto umanitario internazionale che impone la protezione di chi fugge da scenari di guerra “senza alcuna discriminazione”. A questo si aggiunge un altra ancor più grave violazione: “Non è possibile non prendere le domande d’asilo dei cittadini non-ucraini ma che fuggono dall’Ucraina”, alla frontiera polacca come a qualunque altra frontiera esterna europea. “Il diritto d’asilo è anzitutto un diritto di accesso che non può mai essere negato. Altro piano è come e con quale procedura la domanda venga poi esaminata una volta però che sia garantito il diritto a presentarla” spiega Schiavone.

“In Polonia mi sembra si confermi una situazione fuori controllo” sulla falsariga della recente questione bielorussa, accusa Schiavone: “Alla Polonia abbiamo consentito”, come Europa, “di fare delle cose incredibili e con una copertura politica di fatto da parte della Commissione europea, che ha finto di non vedere” le gravi illegalità compiute. I respingimenti verso la Bielorussia dello scorso autunno “erano totalmente illegali in quanto si negava il diritto di chiedere asilo e lo si è fatto addirittura verso cittadini afgani ed iracheni il cui bisogno di protezione era evidente” dice Schiavone.

“Quando si lasciano correre certe cose, o addirittura si giustificano, poi abbiamo gli effetti paradossali e perversi” che osserviamo oggi con i respingimenti degli africani. Tutto questo “avviene perché probabilmente ai poliziotti polacchi oramai il comando rimane: ‘i neri no’”. La diffusione di comportamenti illegali ma saldamente tollerati se non promossi, insomma, ha creato un nuovo status-quo alla frontiera europea della Polonia: “La situazione del diritto d’asilo, in quel Paese in particolare, ma in generale in Europa, è gravemente in crisi” ha detto a InfoAfrica Gianfranco Schiavone. 

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