Un’oasi per le scimmie traumatizzate dal bracconaggio

di claudia
scimpanzè

di Angelo Ferrari

Sorge nell’est della Repubblica democratica del Congo, a Lwiro, un centro di riabilitazione psicologica per le scimmie traumatizzate dal bracconaggio. La maggior parte degli animali sono stati recuperati dai bracconieri o da persone che li detenevano illegalmente.

Un’oasi per salvare animali traumatizzati nell’est della Repubblica democratica del Congo. Sembra un paradosso in un paese dove l’insicurezza, le rappresaglie, la guerra a bassa intensità dura da decenni. Dove intere comunità, villaggi, proprio nel Kivu, sono costrette continuamente a spostarsi per sfuggire alle scorribande sanguinarie delle varie milizie armate che infestano quell’area.

Eppure, anche un’oasi per animali traumatizzati può rappresentare un modo per resistere. Per dire che la vita, nonostante tutto, prosegue. Siamo, appunto, a Lwiro. Solitari o in gruppo, grandi scimmie saltano da un ramo all’altro, femmine che portano i piccoli sulle spalle si fanno strada attraverso la verdeggiante riserva del Centro per la riabilitazione dei primati di Lwiro (Crpl), nel sud Kivu, il cui capoluogo è Bukavu.

Creato nel 2002 dall’Istituto congolese per la Conservazione della Natura (Iccn) e dal Centro di Ricerca in Scienze Naturali (Crsn), il Crpl si trova non lontano dal Parco Nazionale Kahuzi-Biega. Situato a 45 chilometri da Bukavu, questo centro raccoglie, tra l’altro, scimpanzé, gorilla, bonobo e altre piccole scimmie orfane o salvate dal bracconaggio in questa regione afflitta dall’insicurezza causata dall’attivismo di decine di gruppi armati. Si calcola che in tutta la regione del Kivu siano più di 100 le formazioni di miliziani che a vario titolo controllano la zona.

scimpanzé

Al centro di Lwiro, gli animali non solo vengono nutriti, ma beneficiano anche di cure mediche e psicologiche per riprendersi dal trauma. La maggior parte degli animali del centro sono stati “recuperati dai bracconieri” o da “persone che li detenevano illegalmente”, ha spiegato alla France Presse, Sylvestre Libaku, responsabile di questo centro. “Questi piccoli scimpanzé orfani arrivano da noi a causa dell’insicurezza e della guerra”.

Anche per questo i responsabili del centro chiedono al governo centrale di Kinshasa, la capitale della Repubblica del Congo, di adoperarsi per la pacificazione dell’area in maniera che questi primati possano vivere nel loro habitat naturale senza il pericolo costante dei bracconieri. In queste aree così insicure, il bracconaggio è all’ordine del giorno e colpisce anche il Parco dei Virunga, nel Nord del Kivu, e in particolare gli ultimi esemplari di gorilla di montagna. Sono in molti, e il commercio è florido, a chiedere le mani di questi primati che poi vengono usate come soprammobile o, addirittura, come posaceneri.

Per tornare al centro di Lwiro, la stabilizzazione di un animale avviene dopo diverse settimane o addirittura mesi. È il caso di un’ospite, Tarzan, uno scimpanzé trovato l’anno scorso, nel mese di giugno, oggi vive ancora solo, in quarantena. L’animale è stato trovato a Bunia, nella regione dell’Ituri, più a nord, e riporta ancora le ferite non cicatrizzate sul cranio, e non ha ancora recuperato la sicurezza di stare in mezzo ad altri animali e quindi rimane in gabbia per la sua sicurezza “emotiva”.

Attualmente il centro ospita 110 scimpanzé che consumano ciascuno sei chili di cibo, tra frutta, cereali e verdura, al giorno, mentre i piccoli vengono allattati artificialmente. Istituito come un’oasi all’interno del Parco Kahuzi-Biega – con una superficie di 60mila ettari si trova tra due vulcani spenti, i monti Kahuzi (3308 metri di altitudine) e Biega (2790 metri) nel Sud Kivu.

È, inoltre, il, santuario degli ultimi gorilla di pianura orientali, che conta circa 250 individui – il centro di Lwiro si estende per 4 ettari. Non è certo la condizione ideale per gli animali, spiega il veterinario del centro, Assumani Martin, perché si sentono “intrappolati”, ma certamente meglio che in balia dei bracconieri o di persone che li detengono illegalmente, quasi fossero un “soprammobile” per le loro case.

Nel novembre del 2020, 39 pappagalli grigi sono stati “liberati” nella foresta, dopo essere stati curati a Lwiro. Da allora, però, nessun animale è stato accolto in quest’oasi a causa dell’insicurezzsa all’interno e intorno alla riserva protetta.

(AGI)

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