Il Burkina Faso “si assumerà le sue responsabilità se necessario”, per quanto riguarda la procedura di estradizione dell’ex presidente Blaise Compaoré, che vive in esilio in Costa d’Avorio dal 2014 e che è stato condannato all’ergastolo nel processo di assassinio di Thomas Sankara nell’ottobre 1987. Come riferisce la stampa locale, a fare l’annuncio è stato ieri il ministro della Giustizia Barthélémy Kéré.
“C’è effettivamente un mandato d’arresto che è stato emesso contro Blaise Compaoré. Compaoré è di nazionalità ivoriana e lo Stato della Costa d’Avorio ha rifiutato la sua estradizione. Ma quando sarà ora, il Burkina Faso si assumerà ovviamente le sue responsabilità”, ha detto Kéré in una conferenza stampa.
Blaise Compaoré, il suo braccio destro, il generale Gilbert Diendéré, e Hyacinthe Kafando, presentato come il capo del commando, sono stati condannati il 6 aprile all’ergastolo nel caso dell’assassinio del presidente burkinabé Thomas Sankara e dodici dei suoi compagni nel 1987. Nel processo, altri otto imputati sono stati condannati tra i tre e i 20 anni di prigione, mentre tre imputati sono stati assolti.
“Una volta emessa una tale sentenza, c’è un periodo di appello di 15 giorni. È quando la decisione è definitiva che possiamo parlare di come agire”, ha spiegato il ministro della Giustizia sulla questione dell’estradizione.
Il 15 ottobre 1987, Thomas Sankara fu ucciso da un commando in un colpo di Stato che vide il suo amico e consigliere principale, e numero due del regime, il capitano Blaise Compaoré prendere il potere. Compaoré è stato a sua volta estromesso dal potere da una rivolta popolare alla fine di ottobre 2014, dopo 27 anni di governo, quando voleva modificare la costituzione per candidarsi per un altro mandato. Poi è andato in esilio in Costa d’Avorio, che gli ha offerto la cittadinanza.