Il presidente della Somalia Mohamed Abdullahi Mohamed, detto Farmaajo, ha annunciato che si candiderà per un secondo mandato alle elezioni presidenziali del Paese che dovrebbero tenersi il 15 maggio. Rivolgendosi alla nazione in un breve video pubblicato sul suo account Twitter, Framaajo ha affermato che scenderà in campo per secondo mandato “per continuare la trasformazione del Paese” raggiunta durante il suo mandato.
Ha detto: “Mi impegno a continuare sulla strada del progresso e dello sviluppo che abbiamo intrapreso. Il popolo somalo merita un governo che lo rappresenti e venga incontro ai suoi bisogni. Questo è il motivo per cui mi candiderò per un secondo mandato per continuare il successo del nostro Paese trasformazione”. “Ho deciso di candidarmi di nuovo alla presidenza in risposta alla chiamata del popolo somalo”, ha aggiunto. I suoi critici, tuttavia, descrivono il discorso come troppo breve e privo di strategie e tattiche chiare.
Una commissione parlamentare incaricata di gestire le elezioni presidenziali ha annunciato alla fine della scorsa settimana che le elezioni si svolgeranno il 15 maggio. Le elezioni presidenziali, secondo quanto annunciato, dovrebbero tenersi nel 79° anniversario della formazione della Somali Youth League (15 maggio 1943), in omaggio ai giovani che hanno combattuto per l’indipendenza del Paese e lanciando un forte messaggio ai somali sulla necessità di ripristinare la statualità e l’orgoglio nazionale della Somalia.
Il mandato costituzionale di Farmaajo è scaduto l’8 febbraio 2021. Le elezioni presidenziali, in ritardo di 15 mesi, arrivano dopo che, ad aprile, la Somalia ha concluso il lungo processo che ha portato all’elezione dei parlamentari. Dovrebbero essere almeno una decina i candidati alla presidenza, tra cui l’uscente Mohamed Abdullahi Mohamed Farmaajo; due ex presidenti, Hassan Sheikh Mohamud e Sheikh Sharif Ahmed; e l’ex premier Hassan Khaire.
Dal 1991, anno in cui è caduto il regime del presidente Mohamed Siad Barre, la Somalia vive uno stato di profonda instabilità. Dopo il conflitto civile tra i signori della guerra, è scoppiata una rivolta guidata dalle milizie di al-Shabaab, legata alla rete di al-Qaeda. Attualmente i jihadisti controllano ancora gran parte dell’entroterra e continuano a organizzare attentati contro le forze dell’ordine e contro i reparti della missione Atmis sostenuta dalle organizzazioni internazionali.