Dopo due rinvii, la Corte penale speciale (Cps), un tribunale ibrido composto da magistrati locali e internazionali creato in Centrafrica sette anni fa per giudicare i crimini più gravi commessi nel Paese dal 2003, ha tenuto ieri il suo primo processo ascoltando tre imputati accusati di crimini contro l’umanità a Bangui.
Dopo l’udienza pubblica del 29 aprile, durante la quale il tribunale ha letto l’atto di accusa per i tre imputati, perseguiti per crimini di guerra e contro l’umanità, ieri il Tribunale è entrato nel merito del caso, dopo aver respinto una nuova richiesta di rinvio da parte degli avvocati della difesa.
Radio France Internationale (Rfi) riferisce che il presidente della corte, Pascal Delimo, ha ricordato che un giorno del maggio 2019, un commando di 21 ribelli delle 3R è stato inviato nei villaggi di Lemouna e Koundjili, a circa 400 km a nord-ovest di Bangui, ufficialmente per andare a recuperare i buoi rubati ai pastori Peul. La truppa si divise in due prima di dirigersi verso i due villaggi dove tutti gli uomini presenti furono arrestati e legati, prima di essere giustiziati a sangue freddo con una pallottola in testa. Sedici uomini sono stati uccisi e altri tre feriti a Lemouna, mentre a Koundjili altri undici hanno perso la vita e sette donne sono state violentate.
Da Rfi si apprende che i tre imputati hanno testimoniato per quasi tre ore. Per la prima volta, ieri mattina, hanno fornito la loro versione dei fatti. Issa Sallet Adoum, Ousman Yaouba e Mahamat Tahir hanno minimizzato o cercato di negare il loro ruolo nelle uccisioni, indicando invece la responsabilità primaria del leader delle 3R, Sidiki Abass, in questi crimini.
L’avvocato di Issa Sallet Adoum, Donatien Koy, sostiene che l’uomo stava solo eseguendo degli ordini. “Dopo le indagini preliminari, il mio cliente ha ammesso i fatti, spiegando di aver agito su istruzioni del suo capo della sicurezza dell’epoca, il generale Sidiki Abass. Non poteva disobbedire, perché la disobbedienza non è tollerata da Sidiki.
I tre ribelli della 3R, che per questo massacro sono perseguiti per crimini di guerra e contro l’umanità, hanno comunque chiesto perdono al popolo centrafricano per ciò che hanno fatto. “Questa grazia è un pentimento tardivo che non influirà sulla loro condanna”, ha dichiarato Olivier Manguereka, uno degli avvocati difensori. L’udienza prosegue oggi per il controinterrogatorio.