di Annamaria Gallone
Musicisti, pittori, fotografi, stilisti, scultori, chef, designer, coreografi africani emergenti: dal 23 luglio scorso li potete conoscere su Rai Play in una serie ideata in Francia e realizzata da DAN ASSAYAG, Y’Africa. Una panoramica vivace e interessante che ci fa scoprire tutto il fervore e la creatività di questi artisti.
Ho cominciato a guardare alcuni episodi della prima serie di cui vi do una piccola anticipazione. OUMAIMA AMANAÏ è una ballerina tunisina anticonformista. Fin da giovane, insieme al fratello, ha esplorato tanti aspetti della danza, affidandosi completamente a ciò che il corpo le suggeriva. Movimenti sinuosi o travolgenti, infinite esercitazioni, senza paura delle critiche, con una sicurezza e una passione totale. Il suo ultimo progetto è audace come tutte le sue scelte: non sarà lei a danzare, ma quattro ballerini maschi che nelle loro movenze cercheranno ciò che c’è di femminile in loro.
In un quartiere periferico di Kinshasa, incontriamo il musicista ROGER LANDU. A un primo sguardo si resta un po’ stupiti del suo aspetto: treccine scomposte, viso scavato, pochi denti in bocca, ma quando si ascolta la sua storia e si ascoltala sua musica, si resta incantati.
Roger nasce in un villaggio poco lontano dalla capitale, in una grande famiglia. Innamorato della musica, si rivela subito essere un outsider, ma dopo aver inventato un nuovo strumento che nessuno aveva mai visto, una lattina collegata ad un archetto con corde metallica, tutti diventano diffidenti di fronte alla sua bizzarra invenzione e gli adulti vietano ai figli di frequentarlo. Decide allora di trasferirsi a Kinshasa e portare la sua musica, ma la vita è durissima: sbandato, affamato, terrorizzato dai soldati di un governo che non dimostra nessuna simpatia per gli artisti. Capita infine in un quartiere ghetto, abitato dalla gente più povera e molti disabili, e lì trova la sua nuova famiglia. Può suonare liberamente, la gente lo applaude e lui crea una band che battezza STAFF BENDA BILILI, che in lingua lingala significa: “non badare alle apparenze”. E se non ti fermi alle apparenze e lo senti fare jazz sullo strumento da lui inventato o vai a un concerto della sua banda e vedi le acrobazie e tutta la passione dei musicisti disabili, ma peraltro abili professionisti, non puoi che ammirare tanto coraggio, tanta inventiva, tanta ARTE.
Sempre in Africa sub sahariana, in SENEGAL, incontriamo una giovane stilista, SARAH DIOUF. Nata in Costa d’Avorio, dove ha seguito i suoi studi, innamorata dell’alta moda, si è trasferita a Dakar per fare l’imprenditrice. Poco tempo dopo, ha fondato la sua maison, che ha battezzato TONGORO, il nome con cui la sua mamma la chiamava da piccola. Per le strade di Dakar si possono ammirare donne elegantissime, con abiti e copricapi di tessuti preziosi e colori dagli accostamenti raffinati ispirati alla tradizione. Sarah, però, ha creato uno stile tutto suo, privilegiando tessuti stampati con modelli assolutamente originali. Certo non è stato facile per lei, giovane e indipendente in Paese per lo più patriarcale, ma ha accettato tutte le sfide: non ci credevate? E invece ci sono riuscita! La si può vedere per le strade affollate fotografare le sue eteree modelle che indossano con grazia innata abiti eleganti che nulla hanno a invidiare all’alta moda europea. In effetti, in soli tre anni, TONGORI si è affermata ed è diventata internazionale: il 60% delle vendite si realizza ormai negli Stati Uniti. I suoi apprendisti l’adorano e lei desidera che lavorino non solo per mantenersi, ma anche per provare piacere nel realizzare i capi di abbigliamento. Sarah crede molto nella formazione e vorrebbe che gli artigiani africani avessero più possibilità di esprimersi, poiché sostiene che nei Paesi africani esiste un’immensa potenzialità creativa inesplorata.
Quel che vi sto raccontando è in verità poca cosa, perché questi artisti e i loro ambienti di vita, dovete VEDERLI! Sequele di straordinari primi piani, meravigliosi colori e scenari: è l’Africa che vive, fervida e coraggiosa, tra le terrazze bianche di Tunisi, nei quartieri fatiscenti delle periferie, nei mercati affollati di persone e delle merci più svariate, di cui ti sembra addirittura di sentire l’odore.
Non perdetevi questa nuova, interessantissima panoramica.