Ha capito solo il giorno dopo di essere un vero e proprio miracolato. Andrea Corini, quarantaduenne bresciano, ha attraversato a piedi, da solo, il parco nazionale dello Tsavo Est dopo che il suo fuoristrada era rimasto impantanato. E’ vivo per miracolo e chiama i suoi salvatori angeli. Sono i ranger del parco che lo hanno trovato quando già era sceso il buio totale della sera in savana. Ma Andrea è ancora convinto di aver fatto la cosa giusta.
“L’auto si è insabbiata in una zona vicino al fiume Galana dove non c’era segnale per il telefonino – racconta il negoziante di Brescia a Malindikenya.net – sono stato preso dal panico e ho pensato di non avere altra scelta, che lì non mi avrebbero mai recuperato e che, essendo vicino al fiume, era una zona piena di animali pericolosi. Grazie al GPS, invece, sapevo che camminando veloce avrei potuto raggiungere l’uscita di Manyani in 4 ore”. Quello che forse Andrea non sapeva o che l’adrenalina dell’avventura gli ha fatto dimenticare, è che in quelle 4 ore di cammino avrebbe potuto incontrare leoni ed altri animali pericolosi, che iene e licaoni attaccano volentieri l’uomo e che con il calare del buio il leopardo è cacciatore instancabile.
E che il KWS proibisce assolutamente ed in ogni caso a chi visita il parco di addentrarsi a piedi, anche in casi estremi. Andrea non ne era al corrente e soprattutto non valutava il reale pericolo di essere sbranato da un predatore o attaccato da un elefante o un bufalo che si sentivano disturbati dall’insolita presenza di un essere umano a piedi.
“Ho pensato di andare in cerca del segnale – racconta Andrea – per poter chiamare gli amici a Malindi e la compagna in Italia e avvertire le autorità per farmi venire a prendere. Ma il sole iniziava a calare e l’uscita del parco era ancora lontana. Ho pregato, ho pregato molto. Sono un uomo credente e sono convinto che qualcuno dall’alto mi abbia ascoltato. Durante il cammino al buio ho avuto momenti di sconforto, il telefonino di cui usavo la torcia, si stava scaricando e non era ancora apparso nessuno. Ad un certo punto una gazzella mi taglia la strada e nei cespugli ho visto due occhi da gatto, piccoli e vicini”.
Il leopardo, appunto. Al turista bresciano inizia a salire il terrore di essere una facile preda.
“Sono state molto utili e rinfrancanti le parole del ranger onorario italiano Adriano Ghirardello, che mi ha chiamato per capire dove fossi esattamente – racconta – mi rassicurava dicendomi che in quella zona non c’erano leoni”.
Da lì a poco, fortunatamente, i ranger del Kenya Wildlife Service, guidati dal senior warden Wilson Njue, sono apparsi e lo hanno trovato. Raccontano che piangeva come un bambino e non finiva di ringraziarli.
“Sono i miei eroi – conferma lo sventurato turista – mi hanno salvato la vita. Con loro siamo tornati alla mia macchina, e l’hanno tirata fuori, dopo essersi impantanati loro stessi. Li ringrazierò per tutta la vita. Avrebbero potuto arrestarmi per quello che ho fatto, e invece mi hanno confortato, si sono scusati per non essere arrivati prima e hanno dimostrato una grande umanità”.
L’operazione di salvataggio di Corini è iniziata qualche ora prima e grazie alle istituzioni italiane. Gli amici di Malindi, del children center Asante Sana che lui aveva visitato nei giorni precedenti, dopo essere arrivato sulla costa sempre in automobile e in solitaria da Nairobi, attraverso Amboseli e Tsavo Ovest, hanno chiamato il numero di emergenza dell’Ambasciata d’Italia a Nairobi che si è messa in contatto, tramite il Console Onorario di Malindi, con l’ufficio KWS di Voi. Da qui sono partite le ricerche andate, fortunatamente, a buon fine. “Mi rendo conto solo adesso di quanto sono stato fortunato – spiega il turista a Malindikenya.net – ma questo non cambia il mio pensiero sul Kenya, un luogo meraviglioso pieno di gente umile, dignitosa e sorridente che ha allietato un viaggio che sognavo di fare da tanto tempo. Tornerò in questi posti e in savana, con le precauzioni del caso e con le mie figlie di 7 e 11 anni”.
Foto di apertura: Dan Sudermann da Pixabay