Elezioni in Angola, la sfida è quella della trasparenza

di claudia

di Céline Camoin

La trasparenza elettorale è la vera sfida delle elezioni di oggi in Angola. Il primo produttore di petrolio africano manda i suoi aventi diritto alle urne questo 24 agosto, per eleggere il proprio parlamento, che determinerà anche il presidente della Repubblica per i prossimi cinque anni. L’Mpla (Movimento popolare di liberazione dell’Angola), al potere ininterrottamente dal 1975, sostiene di essere in possesso di un proprio sondaggio che accredita il partito-Stato in testa di 20 punti percentuale rispetto alle altre formazioni politiche.

Quella che doveva essere l’elezione più contesa di sempre, secondo la maggior parte dell’opinione pubblica, finirà quasi sicuramente con la vittoria del Mpla e la rielezione alla massima carica dello Stato di Joao Lourenço (JLo). “Abbiamo già vinto le elezioni” assicura a InfoAfrica un esponente del Mpla in Italia, Paese che tuttavia non fa parte della lista dei seggi elettorali della diaspora abilitati a votare per la prima volta. Dei 14,34 milioni di elettori iscritti, 22.560 sono residenti all’estero.

“Il principale partito dell’opposizione, l’Unita, sta facendo una buona campagna elettorale, ma siamo già sicuri che non vincerà le elezioni a causa di brogli elettorali, a cui siamo purtroppo abituati”, ha confidato un altro esponente della diaspora nel nostro Paese, che preferirebbe un’alternanza al potere. Una petizione firmata da angolani residenti nel Paese e all’estero, presentata alla Commissione elettorale, sostiene l’esistenza di oltre due milioni di finti elettori, un’accusa condivisa pubblicamente dal Partito Humanista Angola.

L’alternanza ha il volto di Aldalberto Costa Junior, il nuovo leader dell’Unita, ex rappresentante del partito in Portogallo, in Italia e presso il Vaticano, già capogruppo parlamentare, successore del più pacato Isaias Samakuva, portatore di un’immagine rinnovata e in un certo senso di rottura con il passato in questo partito tradizionalista sovranista, di orientamento liberale. “Abbiamo le condizioni riunite per fare la storia”, ripete Costa Junior, auspicando di vedere il suo Paese uscire dal vortice di povertà, disoccupazione e ultimamente di fame, nelle province meridionale, in cui è precipitato negli ultimi anni.

Il volto della continuità rimane invece quello più austero del generale JLo, già ministro della Difesa dello storico – da poco deceduto – padre-presidente José Eduardo Dos Santos, che non ha esitato durante la campagna elettorale a lanciare virulenti attacchi contro l’avversario, accusandolo in particolare di non service gli interessi degli angolani e della patria, ma interessi dall’estero.

L’impressione piuttosto generalizzata in Angola è che si sia spento il vento di speranza e di cambiamento soffiato alla fine del 2017 con l’avvicendamento al potere tra Dos Santos, rimasto in carica per 38 anni. La qualità della vita della popolazione, soprattutto tra le fasce più deboli, ha fatto passi indietro. Complice la pandemia di coronavirus, si registra un aumento della povertà, una disoccupazione in aumento, un sistema educativo con molte lacune incapace di formare giovani da inserire nel sistema lavorativo. Chi ha una buona situazione e non è legato al Mpla preferisce lasciare il Paese perché ha perso la speranza per il futuro. La diversificazione dell’economia sembra non aver ancora portato i risultati auspicati e l’esplosione demografica non è stata accompagnata da un adeguato sviluppo delle infrastrutture e dei servizi. Nel sud del Paese, la siccità ha raggiunto livelli tali da determinare una vera e propria carestia. Il commercio illegale di diamanti, secondo la pubblicazione Africa Monitor, ha ripreso, con l’ausilio di commercianti eritrei e finanziatori arabi o israeliani.

Quanto alla lotta alla corruzione, cavallo di battaglia di Lourenço, si sarebbe limitata a una lotta selettiva e il fenomeno rimarrebbe ben radicato nelle fila del partito. “Non c’è dubbio sul cambiamento di discorso politico contro l’impunità, sono state create leggi più sofisticate, sono emersi processi giudiziari e, soprattutto, è emersa una nuova sensazione politica e sociale anti-corruzione. Oggi non è più motivo di orgoglio depredare lo Stato e c’è una certa paura di entrare in pratiche corruttive. Non sarà perfetto, ma c’è stato un chiaro progresso” osserva l’analista Rui Verde. “Tuttavia – sottolinea il consulente di Maka Angola- questa lotta efficace contro la corruzione ha richiesto tempo per portare risultati tangibili. Dopo brillanti inizi, si è persa in labirinti più o meno insondabili, portando a dubbi sulla sua efficacia o efficienza. Oggi abbiamo solo due figure rilevanti detenute nell’ambito di questi processi: Augusto Tomás e Carlos São Vicente, per inciso, a seguito di decisioni giudiziarie alquanto goffe”.

Condividi

Altre letture correlate: