di Tommaso Meo
Human Rights Watch (Hrw) ha accusato il governo egiziano di “limitare gravemente” i diritti dei gruppi ambientalisti nel Paese e la loro capacità di svolgere il loro lavoro di protezione dell’ambiente naturale. “Il governo egiziano ha imposto ostacoli arbitrari a finanziamenti, ricerca e registrazione che hanno indebolito i gruppi ambientalisti locali, costringendo alcuni attivisti all’esilio e altri a stare alla larga da lavori importanti”, ha affermato Richard Pearshouse, direttore ambientale di Hrw in un rapporto appena pubblicato dalla Ong. “Il governo dovrebbe revocare immediatamente le sue onerose restrizioni alle organizzazioni non governative indipendenti, compresi i gruppi ambientalisti”.
Il rapporto arriva in un momento delicato per l’Egitto, mentre il Paese si prepara a ospitare la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop27) a Sharm el-Sheikh a novembre. L’Egitto sta compiendo notevoli sforzi in vista della conferenza, tra cui la trasformazione di Sharm el-Sheikh in una “città verde”, e spera di utilizzare la conferenza per focalizzare l’attenzione della comunità internazionale sulla necessità di offrire sostegno finanziario ai Paesi africani in modo che possano adattarsi e gestire gli effetti del cambiamento climatico.
Il rapporto di Hrw, tuttavia, solleva seri dubbi sulla volontà del governo di intraprendere azioni concrete nel Paese contro il cambiamento climatico. Tattiche intimidatorie In una serie di interviste con attivisti, accademici, scienziati e giornalisti, Hrw ha descritto una “atmosfera di paura” prevalente nella comunità non governativa di ambientalisti in Egitto. Molti hanno parlato solo in modo anonimo e molti hanno rifiutato di essere intervistati, mentre altri hanno citato le restrizioni del governo che li costringevano a smettere di fare il loro lavoro.
Gli attivisti hanno descritto uno spazio in diminuzione per il lavoro indipendente sull’ambiente e sul clima da quando il governo del presidente Abdel Fattah el-Sisi è entrato in carica nel 2014. Sempre più attivisti hanno riferito che il regime di al-Sisi sta molestando e intimidendo i lavoratori ambientali con diverse misure, compreso l’arresto, nel tentativo di criminalizzare il loro lavoro.
Hrw aveva già imputato allo stato egiziano di trattare troppo spesso gli attivisti ambientali come una minaccia piuttosto che una risorsa per il Paese nel tentativo di ostacolare il loro lavoro. Al contrario, alcuni attivisti hanno detto a Hrw che se il lavoro degli attivisti ambientali segue l’agenda del governo c’è una maggiore tolleranza da parte delle autorità e meno critiche. Secondo le interviste le autorità sono disposte a lavorare con gli attivisti su attività tecniche ambientali, come la raccolta dei rifiuti, il riciclaggio, le energie rinnovabili, la sicurezza alimentare e i finanziamenti per il clima.
Sempre più spesso, “il governo adotta un discorso radicale quando si tratta del Nord globale e del suo contributo ai cambiamenti climatici e alle emissioni di carbonio, solo perché questo si interseca con i loro interessi, come la necessità di più fondi”, ha detto una persona a Hrw. Anche se la Cop27 si avvicina, molti gruppi ambientalisti hanno detto a Hrw di essere cauti nell’impegnarsi nella conferenza sul clima, temendo che l’apparato di sicurezza egiziano li possa reprimere una volta terminata la riunione.
Il governo egiziano ha respinto in toto le valutazioni contenute nel rapporto. Per il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid, la pubblicazione di Hrw è “fuorviante” e “controproducente”. “È un peccato trovare tali accuse e inesattezze nell’ultimo rapporto di Hrw sulla partecipazione dei gruppi ambientalisti alla Cop27”, ha continuato. “Il rapporto si basa sulle testimonianze di fonti sconosciute e di gruppi non identificati che rivendicano potenziali impedimenti alla loro partecipazione alla conferenza”, ha affermato Abu Zeid.
“È deplorevole e controproducente pubblicare un rapporto così fuorviante, in un momento in cui tutti gli sforzi dovrebbero essere consolidati per garantire la convocazione di una Cop di successo che garantisca l’attuazione degli impegni globali sul clima”, ha aggiunto il portavoce, rispondendo a quelle che presumibilmente non saranno le ultime critiche al Paese organizzatore della Cop, a un mese e mezzo dal suo inizio, il 6 novembre.