In Rwanda, un ecolodge esclusivo permette di immergersi nell’habitat tropicale montano, regno incontrastato dei grandi primati. Situato nel cuore del Parco nazionale dei Vulcani, in una delle regioni più incontaminate dell’Africa centrale, il Bisate Lodge è stato progettato per fondersi con il territorio, reso celebre dal lavoro e dal sacrificio della zoologa Dian Fossey. Qui si muovono le rare “scimmie d’oro” e gli ultimi gorilla di montagna
di Annika Khumalo
La foresta è tutt’attorno, ti avvolge con il suo manto verde che brulica di vita. Di notte riecheggiano da ogni dove i richiami delle scimmie, dei babbuini, degli uccelli dalle piume cangianti che popolano ogni albero. Alla mattina la coltre di umidità si dissipa nell’aria e lo scenario che si apre davanti agli occhi lascia senza fiato. Il Bisate Lodge è incastonato nel cuore del Parco National dei Vulcani, l’angolo più selvaggio del Rwanda, al centro di un anfiteatro naturale costellato di coni vulcanici. Le cime dei monti Bisoke e Karisimbi dominano il paesaggio afro-alpino. La vegetazione impregnata di acqua si estende per chilometri, al di là dei confini invisibili con la Repubblica Democratica del Congo (e il suo Parco nazionale dei Virunga) e l’Uganda (dove inizia il parco di Mgahinga). Un habitat unico al mondo – sospeso tra i 2.400 e i 4.500 metri di altitudine – caratterizzato da clima tropicale montano, foresta pluviale e bambù, precipitazioni frequenti e temperatura media annua di 10 °C.
Questo è il regno degli ultimi gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) minacciati dall’uomo. Qui visse e lavorò la celebre zoologa Dian Fossey, uccisa nel 1985 dagli stessi bracconieri che aveva strenuamente combattuto. Non solo. Il territorio custodisce altri animali rari e in via di estinzione, come il cercopiteco dorato, conosciuto come la “scimmia d’oro”. Negli anni Novanta, il Parco nazionale dei Vulcani fu preso d’assalto da miliziani, trafficanti, cacciatori di frodo. La fauna locale fu decimata. Oggi vi restano quattro comunità di gorilla di montagna (la più alta concentrazione al mondo) che possono essere avvicinate dall’uomo (ammessi 32 visitatori al giorno, accompagnati dai ranger, che possono restare con i gorilla per un’ora). Gli introiti del turismo sono impiegati nella preservazione del parco stesso e in progetti di supporto alle comunità rurali dell’area.
Il Bisate Lodge si inserisce pienamente nel progetto del governo di Kigali di preservazione e promozione delle ricchezze naturali a beneficio dell’ambiente e della popolazione locale. La struttura, infatti, che appartiene al gruppo Wilderness Safaris, il maggiore operatore di safari in Africa, è stata concepita per limitare al massimo l’impatto ambientale, e fornisce supporto economico a progetti di riforestazione delle autorità rwandesi. A disposizione dei visitatori ci sono sei lussuose ville, che da fuori sembrano accoglienti nidi di uccelli giganti, ma che all’interno offrono i comfort di un hotel a cinque stelle. Un ecolodge che pare fondersi con la foresta rigogliosa e che offre un’esperienza unica a chi voglia immergersi senza finzioni né filtri nella magia dell’Africa più incontaminata.
Ogni villa, dotata di veranda panoramica, dispone di un soggiorno, camera da letto e bagno, ed è riscaldata da un camino centrale e decorata con stampe locali e tessuti etnici. La posizione, prossima al quartier generale del parco, permette agli ospiti di unirsi alle spedizioni per rintracciare i gorilla, fare escursioni alla ricerca della scimmia d’oro in via di estinzione, visitare i villaggi locali e assistere alle attività di conservazione dell’ambiente promosse dal lodge. I prezzi? Inaccessibili ai più: da 1.000 euro a notte. In linea con la politica del governo rwandese che ha triplicato il costo dei permessi per vedere i gorilla (ora costa 1.500 dollari), aprendo le porte del Paese solo a chi se le può permettere.
Questo articolo è uscito sul numero 1/2022 della Rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.