di Céline Camoin
Sono in corso i preparativi per il quarantesimo anniversario dell’ascesa al potere di Paul Biya, avvenuta il 6 novembre 1982. Il segretario generale del comitato centrale del Raggruppamento Democratico del Popolo del Camerun (Rdpc, il partito al potere di Biya), Jean Nkuete, intende fare il bilancio di questi quattro decenni di governance ininterrotta e celebrare quella che viene chiamata la “Journée du Renouveau”, giornata del rinnovamento.
“È con il Rinnovamento che il Camerun ha forgiato la mentalità indomita che lo accompagna in ogni circostanza e in ogni luogo, lo “spirito combattivo”, questo spirito conquistatore che lo caratterizza su tutti i campi di confronto e di competizione”, scrive Jean Nkuete in una circolare. Jean Nkuete parla di un “fenomenale dispiegamento di infrastrutture di comunicazione, educative, mediche ed energetiche”. Cita anche l’espansione del tessuto industriale, la dotazione di risorse umane di qualità, l’influenza della diplomazia camerunese. Conclude: “La condotta saggia e realistica degli affari della nazione durante i quarant’anni di Rinnovamento Nazionale è assolutamente brillante e impressionante”, vanta l’esponente del partito di governo.
Per questo 6 novembre 2022, il partito vuole una maggiore mobilitazione rispetto agli anni precedenti.
Quarant’anni fa, due giorni dopo le dimissioni a sorpresa del presidente camerunese Ahmadou Babatoura Ahidjo per motivi di salute, a 58 ani, il primo ministro Paul Biya (cristiano meridionale), allora 49enne, diventa capo di Stato. Viene sostituito nelle sue funzioni da Bello Bouba Maigari, un musulmano del Nord.
Ahidjo non è più il capo di Stato, ma resta presidente dell’Unione nazionale camerunese, il partito al governo, “che a Biya non piace. La lotta per la successione di Ahidjo crea tensioni. Con l’aiuto del rimpasto ministeriale, Biya rimuove dal suo governo coloro che erano vicini ad Ahidjo, in particolare i nordici”, ricorda il centro studi Perspectives Monde dell’Università di Sherbrooke, in Canada.
Il 6 aprile 1984, un tentativo di colpo di Stato, orchestrato dal colonnello Saleh Ibrahim e da uomini della Guardia repubblicana rimasti fedeli ad Ahidjo, fallì per poco, poco grazie all’intervento dell’esercito. Paul Biya usò questa crisi per rafforzare la sua presa sul potere. Biya accusò Ahidjo di essere la mente del complotto, sostenuto dalle autorità francesi e dai circoli economici del nord.
Ancora in carica all’inizio del 21° secolo, Biya è tra i capi di Stato africani più longevi. Ma può un regime che si autodefinisce democratico e repubblicano permanere, ancora oggi nel XXI secolo, ininterrottamente al potere per 40 anni? La domanda retorica e polemica se la pone in questi giorni il politologo camerunese Aristide Mono, una delle tante voci critiche della Presidenza del Camerun nelle mani dello stesso uomo, l’ormai quasi 90enne e debole Paul Biya, e del suo partito, il Raggruppamento Democratico del Popolo del Camerun (Rdpc). Le apparizioni pubbliche dell’anziano capo di Stato sono estremamente rari e le sue “alte istruzioni” sono sempre affidate al suo potente segretario generale, Ferdinand Ngoh Ngoh.
“Il 6 novembre 2022 segnerà la consacrazione del regime del ‘corvo e della volpe’, delle adulazioni, uno degli elementi emblematici del regno assoluto del presidente della Repubblica”, dice l’analista Mono nella sua rubrica quotidiana su Equinoxe Radio. Il politologo paragona l’entourage di Biya a “un esercito di volpi, che sanno quello che guadagnano lodando il capo dello Stato: nomine, mantenimenti in carica, esenzioni fiscali, denaro, vincita ai concorsi amministrativi…. Ma coloro che cantano le lodi al presidente e alla sua famiglia, lo fanno per rispetto e amore nei suoi confronti o per tentare di ottenere una parte dei privilegi di cui è il distributore centrale?” si chiede Mono.
Sulla stessa linea, l’avvocato Christian Bomo Ntimbane sulla sua pagina Facebook sostiene che “mai un Presidente della Repubblica è stato lusingato come Paul Biya. E va avanti da 40 anni”, come lo dimostrano i reportage del canale nazionale Crtv in questi giorni.
L’organizzazione francese Survie ricorda che Biya è arrivato al potere 40 anni fa “con il sostegno della Francia di François Mitterrand” e ricorda che il presidente Emmanuel Macron lo ha incontrato in Camerun lo scorso luglio, nonostante “le numerosi violazioni dei diritti umani” commesse sotto la sua presidenza. Survie ricorda che Paul Biya non ha designato nessun “delfino”, motivo per cui la questione della sua successione preoccupa la diplomazia francese per gli interessi della Francia.
“Le lotte intestine affliggono il palazzo da anni ma diventano ossessionanti data la fragile salute del vecchio dittatore”, scrive Survie, che nei prossimi giorni organizza una serie di conferenze e dibattiti sui 40 anni di regno di Biya.