di Stefania Ragusa – foto di Simone Bergamaschi
Viaggio a Pikine, periferia della capitale senegalese, dove arte e musica ispirano la voglia di riscatto. Da oltre quindici anni l’associazione Africulturban, fondata dal rapper Matador, organizza iniziative culturali e sociali e offre sostegno e opportunità a giovani in difficoltà, servendosi degli strumenti tipici della cultura urbana: hip hop, graffiti, breakdance…
A 17 anni Massally Balde finisce in carcere per una serie di furti compiuti con altri ragazzi di Pikine, la banlieue più estesa e temuta di Dakar. Era il più vecchio della banda e, quando la gendarmerie li colse in flagranza di reato, si assunse lui la responsabilità dell’accaduto. Il carcere avrebbe potuto essere un buco nero per continuare a sprofondare, invece accadde qualcosa di positivo per la sua vita: l’incontro con Africulturban, un’associazione che organizza formazioni e stage professionali per giovani in difficoltà, accompagnandoli nell’inserimento lavorativo e servendosi degli strumenti tipici della cultura urbana: il rap, i graffiti, la breakdance, il djing (performance di deejay in consolle impegnati a mixare sonorità).
Africulturban mise a disposizione del ragazzo un avvocato che riuscì a portarlo fuori da Fort B, il carcere minorile, e a coinvolgerlo nelle attività associative.
Era molto confuso Massally, alla ricerca di una sua collocazione nel mondo e probabilmente anche di una piroga con cui raggiungere quel sogno europeo che sempre più spesso si trasforma in incubo. L’incontro fortunato di cui sopra non ha dissolto tutte le difficoltà, ma ha impresso una nuova direzione al percorso di Massally, che oggi lavora come fotografo e videomaker, aiuta la sua famiglia e a tempo perso fa anche il falegname. Quando Simone Bergamaschi, autore delle immagini di questo servizio, ha cominciato a scattare, è stato quasi naturale per Massally, con la sua piccola grande storia personale, calarsi nel ruolo di testimonial. L’opzione piroga non è più nel suo orizzonte e il futuro è in costruzione a Dakar.
Soluzioni dal basso
Africulturban nasce a Pikine nel 2006, per iniziativa del rapper Matador, una delle figure preminenti dell’hip hop underground senegalese, in un momento assai critico. La capitale, e in particolare i suoi quartieri “bassi” come Pikine e Thiaroye-sur-Mer, erano stati letteralmente sommersi dalle inondazioni, con perdite drammatiche per la popolazione. La prima azione di Africulturban fu un concerto di raccolta fondi per dare una mano alle vittime del disastro. Gradualmente il raggio degli interventi si è ampliato: è stata aperta una sala di registrazione, che è diventata un rifugio e un riferimento per chi voleva fare musica; si è cominciato a organizzare eventi culturali e proposte formative, rivolte in particolare ai giovani.
La formula ha funzionato. Oggi Africulturban ha una sede anche in centro, contatti internazionali, e per seguire i suoi corsi arrivano persone anche dall’estero oltre che dai quartieri alti della capitale. Il percorso formativo prevede uno stage in Europa per gli studenti più bravi, che vanno, apprendono e poi tornano a casa. Come aveva fatto a suo tempo Matador, quando dopo una lunga residenza europea che gli aveva permesso di osservare le politiche culturali locali e riflettere sulla loro efficacia, decise di ritornare a Thiaroye-sur-Mer, la cittadina vicina a Pikine che gli ha dato i natali. Di lì a poco l’associazione avrebbe preso vita.
Sfida al potere
Matador, il cui vero nome è Babacar Niang, in Senegal era già conosciuto grazie al gruppo rap che aveva fondato a vent’anni, nel 1992, insieme con due compagni di scuola, Mokhtar e Gueye. Il gruppo, Wa BMG, prendeva il nome dalle iniziali dei tre, cui era stato successivamente aggiunto il numero 44, in ricordo dei tirailleurs senegalesi fucilati a Thiaroye nel 1944 dall’esercito coloniale francese. Questo nome, Wa BMG 44, è stato spesso interpretato come una contrazione dell’espressione wolof wa bokk menmen guestu, letteralmente: “tutti insieme per pensare meglio”.
I Wa BMG 44 hanno da subito contestato con determinazione e veemenza l’arroganza del potere, la corruzione della classe dirigente, la sistematica disattenzione ai deboli, interpretando il bisogno di giustizia e partecipazione dei giovani senegalesi. Passare dalla musica militante a un progetto concreto di resistenza e riscatto sociale è stato conseguenziale per Matador. Gli amici Mokhtar e Gueye invece non lo hanno seguito in questa esperienza, e hanno scelto di fermarsi in Europa. Lui ha trovato però altri collaboratori e fortunatamente anche dei finanziatori solidi. Tutto ciò gli ha permesso di portare avanti le sue iniziative, tra cui il Sénégal Talents Campus è una delle più recenti. Si tratta di un centro che offre corsi professionali e formazioni gratuite in una molteplicità di ambiti: dalla grafica alla regia, dall’informatica alle lingue, dalla fotografia al montaggio video; ai giovani fruitori non sono chiesti soldi ma monete di scambio forse ancora più preziose: impegno, rigore, puntualità.
Donne protagoniste
In passato Africulturban ha realizzato anche un progetto con la cooperazione italiana in Senegal: la campagna radiofonica Foo Jem (“Dove vai?”). Concepita in pillole di cinque minuti, raccontava storie di riuscita locali, allo scopo di mostrare ai giovani come le opportunità di lavoro fossero da cercare e costruire in loco, non dall’altra parte del mare.
Un’altra voce interessante nel crogiuolo di iniziative avviate da Matador e la sua squadra è l’organizzazione di concerti e di Festa2h, Festival internazionale di Hip Hop e cultura urbana, che ha conosciuto quindici edizioni e che dovrebbe ritornare nel corso di quest’anno dopo lo stop imposto dal covid. Tutto questo produce almeno tre effetti positivi: corrobora la cultura urbana nelle sue manifestazioni locali, crea occasioni di lavoro, permette di reperire fondi per sostenere iniziative varie e il settore della formazione. È come un sistema ecologico in cui tutto si interseca e ha una funzione. E c’è uno straordinario coinvolgimento femminile.
Le donne sono protagoniste dei loro percorsi artistici e formativi al pari degli uomini. Non è un caso che molte preminenti figure femminili della street art senegalese, come Dieynaba Sidibé alias Zeinixx, arrivino proprio da qui. Zeinixx è la prima graffiteuse senegalese che sta riuscendo a mantenersi con il proprio lavoro. Ovviamente tutto ciò ha anche significative ricadute politiche, ed è stretta la relazione con il collettivo “Y’en a Marre”, quello che nel 2012 ha democraticamente stoppato il tentativo di modificare la Costituzione da parte dell’allora presidente Abdoulaye Wade, e che dopo ha continuato a tenere alta l’attenzione sulla gestione di Macky Sall. Non si tratta di realtà sovrapponibili, ma in dialogo, accomunate dall’idea che tutti insieme sia possibile non solo pensare ma anche agire meglio.
Questo articolo è uscito sul numero 4/2022 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.