La criminalità informatica in Africa sta crescendo con rapidità e questo trend ha a che fare con gli effetti della pandemia e della crisi economica mondiale. La notizia è stata divulgata di recente dal Guardian che ha svolto una dettagliata inchiesta sul fenomeno. Il continente emerge come un terreno fertile per un proliferare di truffe informatiche che si stanno diffondendo a macchia d’olio. Nigeria, Kenya e Sudafrica i Paesi che risultano più coinvolti in questa spirale. Ma occorre tenere presente un dato: nonostante i numeri siano in forte rialzo, a livello globale solo una piccola parte dei crimini informatici proviene dall’Africa.
Uno degli effetti della pandemia è stata sicuramente un maggiore digitalizzazione che ha coinvolto anche il continente. Un maggiore uso di internet ha determinato di rimando però anche la proliferazione di bande di truffatori informatici che sfruttano lo spostamento di gran parte delle attività quotidiane online per costruire truffe a danno di molte persone e, sottolinea il Guardian, estremamente redditizie. Non solo il covid ha aperto le porte ai truffatori che hanno trovato terreno fertile, ma anche la crisi economica rientra tra i fattori scatenanti. Le forze di polizia e i sistemi di giustizia penale risultano ad oggi indeboliti dalle conseguenze economiche del momento.
La truffe informatiche sono sempre di più e trovano lo spazio utile per proliferare in molte zone del continente: “gli stati di tutta l’Africa sono emersi come il bersaglio preferito dei criminali informatici, con conseguenze costose” ha spiegato il prof. Landry Signé, senior fellow presso la Brookings Institution. Secondo l’Interpol le truffe online e legate alle carte di credito risultano la minaccia informatica più diffusa del continente. Ad essere colpita anche la sfera privata: molte frodi informatiche in Africa secondo l’inchiesta riguardano l’uso di siti e app di appuntamenti online creati ad hoc per coinvolgere le vittime in relazioni romantiche fittizie al fine di ottenere denaro o informazioni personali e finanziarie.
L’indagine intrapresa nel corso degli ultimi mesi dall’Interpol ha coinvolto quattordici paesi, facendo emergere la portata dei crimini informatici in Africa e non solo. Agli arresti sono già andati una settantina di presunti truffatori, “collegati a una rete criminale nigeriana nota come Black Axe, (banda nata come movimento studentesco a Benin City negli anni ’70), in Sudafrica, Nigeria e Costa d’Avorio, oltre che in Europa, Medio Oriente, sud-est asiatico e Stati Uniti. Quasi 50 proprietà sono state perquisite e circa 1 milione di dollari intercettato nei conti bancari. Sequestrati un immobile residenziale, tre auto, decine di migliaia di contanti e 12mila sim card” si legge sul Guardian.
120 milioni i dollari sequestrati dalle forze di polizia quest’anno, che hanno impedito che queste somme fossero investite in ulteriori forme di criminalità. Dall’indagine dell’FBI e l’Interpol emerge il Kenya come un centro importante per gli schemi di estorsione digitale, mentre il Sudafrica risulta una base importante per i criminali organizzati che operano in tutta l’Africa.
Il Guardian mette infine in allerta su un dato importante, da considerare al fine di non cadere in stereotipi pericolosi: la crescita del fenomeno della criminalità informatica in Africa non significa che la maggioranza delle truffe digitali provenga dal continente, anzi. “Solo una piccola parte del crimine informatico ha origine in Africa. Gli attacchi alle economie avanzate non vengono dall’Africa ma dai concorrenti geopolitici”. ha affermato il prof. Landry Signé.