La giustizia ciadiana ha processato e condannato, presso il carcere di Koto Toro, in mezzo al deserto, da due a tre anni di reclusione 262 persone arrestate dopo le proteste duramente represse contro il governo del 20 ottobre scorso. Radio France internationale riferisce che si è trattato di un processo di massa a porte chiuse, senza avvocati e senza media indipendenti. Le notizie della condanna sono infatti giunte giorni dopo la conclusione del processo, il 2 dicembre. Solo la televisione di Stato ha avuto il diritto di assistere, mentre il Pubblico ministero ha reso pubblica la sentenza solo tre giorni dopo, al suo ritorno a N’Djamena, proprio ieri.
Complessivamente, erano 401 le persone processate a Koto Toro, carcere a 600 chilometri dalla capitale. Secondo il procuratore Moussa Wade Djibrine, 262 imputati sono condannati a pene detentive che vanno dai due ai tre anni. Altri 80 sono condannati a pene con la condizionale da uno a due anni; 59 imputati sono stati dichiarati non colpevoli e rilasciati con il beneficio del dubbio.
Sempre secondo Rfi, il processo organizzato in forma di udienza mobile si è svolto in assenza degli avvocati degli imputati, che hanno denunciato una violazione delle procedure giudiziarie. L’avvocato Djerandi Laguerre Dionro, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati del Ciad, ritiene che “in questo caso siano state violate tutte le norme procedurali.”
“L’Ordine degli avvocati del Ciad rimane fermo sulla sua posizione e denuncia questa parodia di giustizia”, aggiunge. Dionro, che intende recarsi in corte d’appello, auspica che “l’udienza di appello venga organizzata a N’Djamena. Tutte queste violazioni saranno denunciate e si spera che i giudici della Corte d’Appello siano abbastanza indipendenti, abbastanza imparziali da pronunciarsi secondo le regole di procedura”, ha dichiarato a Rfi.
Oltre ai 401 imputati processati la scorsa settimana, 80 minorenni sono stati individuati tra i detenuti di Koro Toro e riportati nella capitale. Il loro caso sarà esaminato da un giudice per i minorenni.
Il 20 ottobre 2022, durante una giornata di manifestazioni ribattezzata dai ciadiani “giovedì nero”, la repressione delle forze di sicurezza ha provocato la morte di una cinquantina di persone. Sostenuta da organizzazioni e partiti di opposizione, i manifestanti protestavano contro la proroga del periodo di transizione guidato dal figlio del defunto presidente Deby, e la possibilità data agli attuali leader della giunta di potersi ricandidare, in contrasto con le raccomandazioni dell’Unione africana.