Un nuovo gruppo armato di autodifesa ha recentemente visto la luce nel Sudan centrale, andando a complicare un quadro già non semplice.
Lo riferisce in un lungo articolo, che si interroga sulle finalità di questo gruppo e chi si trovi dietro di esso, il Sudan Tribune.
La formazione si chiama Sudan Shield Forces (SSF) ed è stata creata nell’area centrale del Sudan, ad Al Butana.
La nascita del Ssf è stata affiancata dal quotidiano sudanese alle recenti minacce di altri gruppi armati delle regioni occidentali del Darfur di tornare in guerra.
A guidare le Ssf ci sarebbe ex ufficiale dell’esercito sudanese Abu Aklah Mohamed Ahmed Kikel, il quale parlando a una parata militare delle sue forze la scorsa settimana ha chiaramente espresso la propria opposizione all’accordo di pace di Juba. Kikel ha poi affermato la disponibilità del suo gruppo “a difendere il Sudan centrale dal dominio di qualsiasi altra parte che cerchi di controllarlo e sfruttarne le risorse, in un velato riferimento ai movimenti armati del Darfur” scrive il Sudan Tribune.
Kikel, da parte sua, ha addotto due ragioni per la costituzione del nuovo gruppo armato nel Sudan centrale: l’insicurezza nel Paese con la diffusione dei gruppi armati e l’ingiustizia nei confronti della loro regione.
“La situazione attuale ha imposto l’istituzione di questa forza (SSF) per mantenere la sicurezza e ripristinare l’equilibrio strategico nel paese, in base all’accordo di Juba che trattava ingiustamente il Sudan centrale, settentrionale e orientale”, ha detto Kikel parlando ai suoi uomini il 17 dicembre scorso.
Nella sua analisi, il Sudan Tribune evidenzia come le istanze delle Sudan Shield Forces siano molto simili a quelle di un altro gruppo nato lo scorso novembre per volontà di un gruppo di ufficiali in pensione: “Homeland Entity”. L’ex portavoce dell’esercito sudanese e comandante militare di Homeland Entity Alsawarami Saad ha detto di volere la cancellazione dell’accordo di pace di Juba e di voler tutelare gli interessi della popolazione del grande Sudan centrale dal Mar Rosso al Kordofan.
Il quotidiano sudanese evidenzia come le persone si sentano emarginate e insicure sotto la molteplicità degli eserciti nel Paese e che al momento in Sudan si contano più di 70 milizie.
Gli analisti militari, scrive il Tribune, mettono in guardia contro tali milizie, le quali se da un lato affermano di nascere a sostegno dell’esercito, sono pronte a rivoltarsi rapidamente contro di esso quando sviluppano una propria agenda.
“Queste milizie si rivolteranno contro l’esercito, e per questo rappresentano oggi la più grande minaccia per l’esercito sudanese”, ha affermato Omer Arbab, un generale in pensione.