di Enrico Casale
Ha preso il via domenica una visita di cinque giorni del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, in Africa. Partito dal Sudafrica, il viaggio toccherà nei prossimi giorni Zimbabwe, Ruanda, Gabon e Sao Tome e Principe. Durante la visita, saranno discussi tutti gli aspetti delle relazioni bilaterali e saranno scambiati punti di vista su questioni regionali, nonché sulla politica di partenariato africano. Lo sviluppo delle relazioni e della cooperazione con i Paesi africani è uno dei cardini della politica estera multidimensionale di Ankara.
Negli ultimi vent’anni, la Turchia è diventata uno degli attori più presenti nel continente africano. A guidare questa espansione è stato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha portato il suo Paese là dove molte altre nazioni sono fuggite a gambe levate. È il caso, per esempio, della Somalia, dove, a partire dal 2011, Ankara ha effettuato investimenti nel settore privato e nelle infrastrutture, ha donato aiuti umanitari, ha aperto consolati e fornito addestramento militare. La Turkish Airlines ha proprie linee dirette con Mogadiscio dove le grandi compagnie internazionali non volano da decenni.
Se la Somalia è il caso più evidente, la Turchia mantiene una propria presenza un po’ in tutto il continente. Se nel 2009, Ankara aveva solo 12 ambasciate in Africa, oggi ne ha 43. Erdogan ha visitato 27 nazioni africane, più di qualunque altro leader internazionale. La compagnia di bandiera Turkish atterra in 39 città africane, solo Ethiopian fa di più. Truppe turche sono presenti in Somalia, Mali, Centrafrica, Libia e a Gibuti. Erdogan sta tentando di colmare il vuoto di potere lasciato dalla Francia nel Sahel dopo la riduzione delle truppe dispiegate nella regione per l’Operazione Barkhane. Dopo il colpo di stato che ha rovesciato il presidente maliano Ibrahim Boubacar Keita nel 2020, il ministro degli Esteri turco Cavusoglu è stato il primo rappresentante straniero a visitare il Paese e incontrare il colonnello Assimi Goita, che ha guidato il golpe. In Libia gioca un ruolo fondamentale nel sostegno del governo di Tripoli contro l’esecutivo nato a Bengasi e sostenuto dalla Russia.
La cooperazione economica e le relazioni commerciali sono una delle priorità della Turchia nel continente. Per promuovere le relazioni commerciali con i Paesi africani, Ankara organizza forum economici e commerciali Turchia-Africa in collaborazione con l’Ua. Il primo forum che ha riunito i ministri del commercio e dell’economia di 42 Paesi africani e oltre duemila uomini d’affari si è tenuto a Istanbul nel 2016. Il secondo si è tenuto nel 2018 con il tema “Investire insieme per un futuro sostenibile”. Nello stesso anno, e a livello più regionale, per approfondire le relazioni economiche e commerciali della Turchia con i paesi dell’Africa occidentale, la Turchia ha istituito il Forum economico e commerciale Turchia-Ecowas. L’ultimo forum economico e commerciale della Turchia si è tenuto a Istanbul nell’ottobre 2021.
Il Consiglio per le relazioni economiche estere della Turchia ha 45 consigli aziendali nei Paesi africani al fine di promuovere il commercio bilaterale e gli investimenti reciproci. Il volume totale degli scambi commerciali della Turchia con l’Africa è passato da tre miliardi di dollari nel 2003 a 26 miliardi di dollari nel 2021. Gli investimenti diretti esteri della Turchia in Africa sono vicini ai 10 miliardi di dollari. Anche le società private turche stanno monitorando l’Africa per investimenti e opportunità commerciali.
Anche la cooperazione Turchia-Africa, secondo quanto riporta un’analisi dell’emittente qatarina al-Jazeera, nel campo dell’energia mostra segni di crescita. La Turchia importa petrolio e gas dai mercati africani. L’Algeria è diventata il quarto maggiore esportatore di gas verso la Turchia e il commercio bilaterale Nigeria-Turchia costituisce il 90% delle importazioni di gas della Turchia dalla Nigeria.
Anche gli aiuti allo sviluppo e gli affari umanitari sono un pilastro essenziale della presenza della Turchia nel continente, perché esiste un grande divario di sviluppo tra l’Africa e il resto del mondo. Ad esempio, l’accesso all’acqua pulita e all’elettricità è ancora un grosso problema per milioni di africani. A questo proposito, la Turchia presta particolare attenzione ai progetti di sviluppo nel continente. Tika, l’agenzia di cooperazione di Ankara, ha uffici di coordinamento in 22 Paesi africani e le organizzazioni non governative della società civile (Ong) turche sono molto attive come fornitori di aiuti allo sviluppo e umanitari in Africa. Queste istituzioni finanziano scuole, madrasse, ospedali e cliniche di diverse dimensioni.
Questi sono i punti fondamentali della politica internazionale che Ankara sta portando avanti nel continente, ma che rappresentano i fondamenti di quel neottomanesimo che il presidente Erdogan ha sviluppato negli anni e vede la Turchia sempre più protagonista anche in Medio Oriente e nell’Asia centrale. Un protagonismo che ha portato Ankara a diventare uno degli attori principali sulla scena internazionale.