Di Andrea Spinelli Barrile
Il gruppo paramilitare russo Wagner è accusato dalle potenze occidentali di essere oggi il principale attore della destabilizzazione e della violenza in corso nella regione del Sahel. È quanto è emerso nella riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite (Onu) del 10 gennaio, quando gli Stati uniti hanno accusato direttamente il gruppo paramilitare privato russo Wagner di aumentare “la violenza nella regione del Sahel e nell’Africa occidentale”.
Il vice rappresentante permanente degli Stati uniti presso le Nazioni unite Richard Mills, intervenendo alla riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per il Sudafrica e la regione del Sahel, ha accusato il gruppo Wagner di non essere riuscito a prevenire la violenza estremista, di aver commesso violazioni dei diritti umani e di aver messo in pericolo la sicurezza del personale delle Nazioni unite e delle forze di mantenimento della pace. Mills ha aggiunto che la crisi umanitaria, politica e di sicurezza nella regione del Sahel ha causato un aumento della violenza estremista ed ha anche espresso la profonda preoccupazione degli Stati uniti per “l’arretramento della democrazia nel Sahel”, aggiungendo che i paesi della regione dovrebbero essere governati da leader civili portati al potere attraverso elezioni democratiche. Il vice ambasciatore britannico all’Onu, James Kariuki, ha evidenziato i problemi di sicurezza in Mali, Burkina Faso e nel bacino del lago Ciad e ha espresso il timore che l’instabilità possa estendersi ai Paesi dell’Africa occidentale: “Il gruppo Wagner gioca un ruolo importante nell’instabilità della regione. Fa parte del problema e non della soluzione”, ha aggiunto. A questi si è aggiunto il diplomatico francese Isis Jaraud-Darnault, il quale ha detto che i “metodi” di Wagner sono totalmente inefficaci nella lotta al terrorismo e ha attirato l’attenzione sull’effetto “atroce” e devastante delle violazioni dei diritti umani di Wagner, tra cui la presunta uccisione di oltre 30 civili in Mali e il saccheggio delle risorse naturali.
Anna Evstigneeva, vice rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni unite, ha respinto le accuse statunitensi: ha detto che Mosca ha firmato accordi di mutuo soccorso con il governo di transizione in Mali e con altri paesi africani ed ha sottolineato che queste accuse avevano lo scopo di “diffamare gli aiuti russi al Mali”. Evstigneeva ha detto che la Russia è preoccupata “per la minaccia terroristica nella regione, i conflitti etnici e intercomunitari, la criminalità organizzata e l’aumento del traffico di droga”, oltre che per l’uccisione di un gran numero di civili da parte di gruppi armati nella seconda metà del 2022.
Giovanie Biha, vicedirettore delle Nazioni unite per l’Africa occidentale e il Sahel, ha detto che la sicurezza in gran parte della regione è nuovamente peggiorata a causa delle attività di gruppi armati, estremisti e organizzazioni criminali: nella regione del Sahel sono state chiuse 10.000 scuole e milioni di bambini sono privati del diritto all’istruzione. Sono stati chiusi circa 7.000 centri sanitari. Biha ha ricordato che i gruppi armati stanno lottando per guadagnare terreno nella regione e aumentare la loro influenza. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha invece quantificato in 18,6 milioni le persone che affrontano “l’insicurezza alimentare” nella regione e ha osservato che alla fine di giugno 2022 a questo numero si sono aggiunti 5,6 milioni di persone. Burkina Faso, Niger e Nigeria sono i paesi più colpiti.
Omar Alieu Touray, presidente della Commissione della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas), ha annunciato che entro due anni si terranno elezioni democratiche in Mali, Guinea e Burkina Faso: Ecowas, che conta 15 membri, ha dispiegato forze per la stabilità e la pace in Guinea-Bissau. Gli eserciti nazionali che combattono i ribelli nelle regioni collaborano con attori stranieri come le Nazioni unite, la Francia e la Russia.