Il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, ha lanciato un duro monito contro i golpisti, assicurando che se dovesse esserci un altro tentativo di colpo di Stato “non saranno risparmiati”. Intervenendo alla cerimonia di giuramento del Segretario generale del partito al potere Movimento di liberazione del popolo sudanese (Splm), Peter Lam Both, Kiir ha indicato la rivalità politica come il principale freno al consolidamento della pace, della sicurezza e dell’unità del Paese.
“Il nostro problema è che tutti vogliono essere i numeri uno, voglio il primo posto e ci sono persone che hanno deciso di essere i numeri uno e la questione del numero uno è ciò che ha scatenato questa guerra nel 2013 – ha detto Kiir, citato dai media locali – non me ne pento, ma se avessi agito come fanno i soldati e li avessi massacrati tutti, non ci sarebbe stata un’altra rivolta in Sud Sudan, ma non voglio che la gente muoia. Tuttavia, se fossero riusciti ad arrestarmi, mi avrebbero risparmiato? No! Mi avrebbero ucciso”.
Il presidente ha quindi ammonito che in caso di nuovo golpe non risparmierà nessuno abbia intenzione di rovesciare il suo governo: “Voglio dirlo qui a quanti pensano di tentare un altro colpo di stato: se non mi prendono, li prenderò io sicuramente. Quando risparmio le persone, mi chiamano codardo. Non è così, perché ho pensato che anche se qualcuno è impaziente e prende le armi contro di te ma non ti uccide, non c’è bisogno di vendicarsi”. Kiir ha ricordato che “nel tentativo di colpo di stato del 2013 non ho arrestato Riek Machar e Taban Deng Gai”.
Oggi Machar, leader del principale partito di opposizione, è il primo vicepresidente mentre Gai è vicepresidente. “Hanno appiccato le fiamme e sono fuggiti, lasciando indietro i loro figli e quando li ho presi, ho chiamato il generale James Hoth (allora capo di stato maggiore) e gli ho detto di portare i bambini a casa sua e di prendersi cura di loro fino alla riapertura dell’aeroporto – ha raccontato il presidente – una volta riprese le operazioni all’aeroporto il generale Hoth li ha mandati a raggiungere i loro genitori. Credo che se fossero stati loro a prendere mio figlio, non lo avrebbero lasciato andar via”.
Kiir ha concluso rimarcando che “la riconciliazione è la cosa più importante e quelli che si sono ribellati contro di me ora sono i membri del mio partito. Se non pianificano un altro colpo di stato, non gli farò niente”.