Le organizzazioni professionali dei media del Burkina Faso hanno rilasciato una dichiarazione in risposta alle osservazioni del primo ministro al Consiglio superiore della comunicazione, Apollinaire Kyelem de Tambela, che nei giorni scorsi ha fatto un parallelo tra i media del suo Paese e la Radio des Mille Collines del Ruanda, nota per il suo ruolo nel genocidio del 1994.
“No, i media burkinabé non sono stazioni radio Mille Collines” è il titolo della dichiarazione nella quale i media hanno piuttosto sottolineato come la libertà di stampa sia sotto attacco da diversi mesi in Burkina Faso.
“Siamo lontani dall’essere le stazioni radio di mille colline”, ha dichiarato Inoussa Ouedraogo, presidente della Société des éditeurs de la presse privée du Burkina Faso e del Centre national de presse Norbert Zongo (Cnp-Nz), si legge su Radio France Internationale. “Siamo professionisti. Se invece tra di noi ci sono giornalisti o organi di informazione che non rispettano le regole etiche e deontologiche, avremmo dovuto chiamarli in causa singolarmente e non gettare tutti nel baratro dicendo che dobbiamo essere riformati”, ha aggiunto.
Ouedraogo ha inoltre fatto notare che “abbiamo notato da tempo che le attività pubbliche del presidente non sono coperte dai media. La stampa presidenziale si accontenta di mettere i rapporti a disposizione degli organi di stampa in modo che siano solo emittenti. Ma il nostro ruolo è quello di elaborare queste informazioni prima che vengano diffuse. Poiché questo passaggio viene messo in discussione, riteniamo che si tratti di un grave passo indietro. È un attacco al diritto all’informazione”.