di Ornella Ordituro – Centro studi AMIStaDeS
La testimonianza di Fereweni, una donna di origine tigrine, sulla fine del conflitto tra il governo federale etiope e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) che ha visto protagonista negli ultimi anni il suo Paese.
Ferewyni – 40 anni, origini tigrine ma milanese da molti anni – mi apre la porta con il viso rigato dalle lacrime di gioia… con una coinvolgente risata canta: “la guerra è finita”! Il governo federale etiope e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) hanno stabilito di interrompere i combattimenti nel rispetto del cessate il fuoco, come previsto dall’accordo di pace.
Raggiunto l’accordo di pace in Tigray che ha posto fine alla sanguinosa guerra civile nelle aree settentrionali dell’Etiopia.
La dichiarazione congiunta, firmata dai rappresentanti del governo federale e dal Tplf, mette a tacere definitivamente le armi e pone fine a una tragica perdita di vite umane. L’allarmante numero di crimini umani commessi nel contesto bellico tigrino, soprattutto a sfavore di donne e bambine, ha costituito una grave violazione dei diritti umani, nonché del diritto internazionale umanitario.
È fondamentale riaffermare l’impegno della comunità internazionale di salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Etiopia e a sostenere una sola forza di difesa nazionale; dalle parti in lotta è stato anche concordato un programma dettagliato di disarmo e smobilitazione, tenendo conto della situazione della sicurezza sul campo e il ripristino dell’ordine nella regione del Tigray.
Il caso del conflitto etiope
Se il mondo è concentrato sul porre fine alla guerra in Ucraina, nel caso dell’Etiopia le organizzazioni umanitarie hanno denunciato la mancanza di attenzione da parte della comunità internazionale rispetto al controllo di alcune zone del Tigray in cui vi sono le milizie di ribelli, specialmente la carenza di tutela delle vittime, e un’ancora troppo debole presenza del governo centrale etiope.
L’ultima parte della guerra civile ha registrato violazioni massicce e sistematiche dei diritti umani dal novembre del 2020, quando le truppe ribelli di Addis Abeba, con l’appoggio delle forze eritree e delle milizie Ahmara, hanno attaccato la regione del Tigray. In quel contesto, i ribelli hanno indetto delle elezioni non autorizzate, che avevano visto vincere proprio il Tplf, la formazione politica e militare rappresentante della comunità tigrina dell’Etiopia. Il premier etiope Abiy Ahmed, in risposta alle votazioni illegittime, aveva avviato una difesa per liberare la regione. Dopo un successo iniziale delle forze governative, i ribelli tigrini sono passati alla controffensiva, riconquistando la città di Macallé ed estendendo il conflitto, tanto da riuscire a prendere il controllo di altri due centri nevralgici, Dessie e Kombolchoa, fino anche a poche centinaia di chilometri dalla capitale Addis Abeba.
Per due volte, nel marzo e luglio 2022, i ribelli del Tigray hanno annunciato di rispettare il “cessate-il-fuoco”. Non si è trattata, purtroppo, di un’azione immediata. Non si sono fermate, infatti, se non pochi mesi fa – nel novembre 2022 – le atroci violazioni dei diritti umani delle donne nel conflitto armato nelle regioni etiopi del Tigray, Amhara e Afar.
In questo terribile scenario, migliaia di civili sono stati uccisi, centinaia di migliaia di persone sfollate su tutto il territorio e in migliaia si sono rifugiati in Sudan.
La storia di Ferewyni e le sue figlie
Se per Ferewyni è difficile affrontare il trauma della guerra, lo è ancor di più per le sue bambine. Per Marta e Makda – 12 e 14 anni – non è semplice, sia perché sono nate in Italia e non riescono a immaginare come sia una guerra, sia perché non possono trattenere l’emozione mentre siamo sedute sul divano ad ascoltare la mamma che racconta della sua infanzia vissuta in guerra; di quando da adolescente doveva arruolarsi; le aggressioni e le violenze che per anni hanno attanagliato la sua famiglia in Tigray e racconta che in questi ultimi due anni non ha potuto parlare con loro né con le altre persone del villaggio, perché minacciate di dover restare in silenzio.
La mia attenzione si sposta dal dramma della guerra alla sua storia: quella di una donna venuta in Europa dall’Etiopia nei primi anni 2000 per cercare fortuna, un futuro migliore. Ma l’ironia della sorte le fa incontrare un uomo del suo paese pochi anni fa, dal quale si separa bruscamente durante gli anni della pandemia di Covid-19. Ci sono donne che non sanno di avere la forza di reagire ma ci sono anche condizioni favorevoli che lo permettono. Ferewyni entra in contatto con un progetto di sostegno per famiglie che vivono in Lombardia in situazioni di disagio, ideato dalla Onlus SOS BAMBINI.
Sostegno per famiglie
Il Covid-19 ha certamente aumentato le situazioni di disagio economico per perdita del lavoro in famiglie monoreddito e ha creato un gap educativo sui bambini nell’accesso alla scuola a distanza. Gli alti costi degli alloggi in una città come Milano, insieme alle complicazioni burocratiche nell’ottenimento dei documenti necessari a poter accedere ad alloggi con canone calmierato, hanno messo Ferewyni e altre donne davanti a tante situazioni di precarietà abitativa. L’individuazione delle famiglie da parte di SOS bambini avviene per le zone di Milano e in Lombardia dove è già operativa con altri progetti; su segnalazione di insegnanti, assistenti sociali, personale medico, centri d’ascolto, altre associazioni presenti sul territorio, parrocchie; direttamente da parte delle famiglie. Sulla base della esperienza già condotta, SOS bambini necessita di un contributo annuo medio per famiglia di 5.000 euro, anche se ogni progetto è costruito sulle reali esigenze della famiglia da sostenere. Attualmente, ha già in carico 10 famiglie e il loro obiettivo è di prenderne in carico altre 5 nel 2023.
In copertina: donne tigrine (Licenza Creative Commons)
Riferimenti:
L’Associazione Sos Bambini è stata fondata nel 2004 da un’idea di Silvia Scialpi, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita di bambini ed adolescenti in difficoltà, in Italia e all’estero.
Sos Bambini Onlus Via Canonica 72 – 20154 Milano – info@sosbambini.it – C.F. 97427820150 –
http://www.sosbambini
https://www.africarivista.it/letiopia-rischia-di-implodere/206960/
https://www.africarivista.it/etiopia-lacrime-di-una-donna-tigrina/199949/
https://www.africarivista.it/etiopia-tigray-raggiunto-accordo-di-pace/208780/
https://www.africarivista.it/etiopia-ong-denunciano-crimini-contro-umanita-nella-zona-occidentale-del-tigray/199895/
https://www.africarivista.it/crimini-di-guerra-dallucraina-alletiopia-le-donne-sono-le-prime-vittime/207160/