L’Esercito di liberazione Oromo (Ola) ha dichiarato che qualsiasi appello per una risoluzione pacifica della guerra in corso in Oromia “attraverso un confronto civile” è “una gradita notizia”. Tuttavia Ola ha avvertito che l’appello “manca della necessaria chiarezza”.
La dichiarazione segue quella del presidente dello Stato dell’Oromia, Shimelis Abdissa, che venerdì ha lanciato l’appello alla riconciliazione: “Di fronte a questo rispettato parlamento regionale, a nome del nostro popolo e con grande rispetto, vorrei invitare i gruppi armati che operano nella nostra regione, Olf-Shane, ad accettare la riconciliazione”.
“Olf-Shene” è il nome che i funzionari governativi usano comunemente per riferirsi all’Ola. La “richiesta di pace non si rivolgeva all’Ola – è scritto nella nota del gruppo ribelle -. Il presidente regionale fa ancora riferimento a un gruppo armato fantasma chiamato Olf-Shane. Anche se questo potrebbe non fare molta differenza nella sostanza, non ha aiutato a chiarire le ambiguità a più livelli riguardo alla prospettiva di pace e al modo in cui il governo etiope intende perseguirla”. Altri “aspetti chiave” sottolineati dall’Ola sono la richiesta che il processo di pace non sia “guidato dal governo federale” e che “attori internazionali” siano coinvolti come “garanti per l’applicazione degli accordi di mediazione”.
“È stato il parlamento federale, non il consiglio regionale, a vietare l’Ola – conclude la nota -. È anche l’esercito federale che sta conducendo una campagna contro l’Ola, non le forze regionali. Pertanto, un processo di pace con l’Ola è legalmente e operativamente al di fuori delle competenze del governo regionale dell’Oromia”.