L’Africa tra i protagonisti del commercio globale di té

di claudia
tè piantagione

di Valentina Giulia Milani

Nonostante il tè non sia nativo dell’Africa, il continente ospita uno dei principali produttori al mondo delle foglie della famosa bevanda. Il Kenya è infatti il terzo produttore di tè al mondo e detiene il primo posto nelle esportazioni globali di tè, seguito da Uganda, Malawi, Ruanda, Tanzania e Zimbabwe, che contribuiscono in modo significativo al commercio globale.

Secondo i dati del 2020 pubblicati dall’International Tea Committee (Itc) di Londra, i 13 Paesi africani produttori di tè generano una produzione totale di 795.600 tonnellate metriche (mt) di tè. Con un tasso di crescita del +36,4% negli ultimi 10 anni, la produzione totale di tè africano rappresenta, tuttavia, solo il 12,7% della produzione mondiale, dominata dai giganti Cina e India, con quote rispettive del 47% e del 20% della produzione totale di tè.

Da notare però che in Cina e in India la maggior parte del tè viene consumato localmente, mentre i Paesi africani lo producono innanzitutto per l’esportazione. La produzione africana è quindi diventata una parte vitale dell’economia globale del tè e rappresenta la quota maggiore delle esportazioni mondiali, con un volume di 713.300 tonnellate nel 2020, pari al 39% del tè commercializzato a livello internazionale, rispetto a una quota del 34% nel 2011.

Le aree africane di coltivazione del tè sono per lo più situate in regioni montuose, con aria fresca e pulita e piogge abbondanti. Si estendono dalle colline del Camerun, a ovest, agli altipiani e ai pendii montuosi su entrambi i lati della Great Rift Valley, che taglia ripidamente l’est del continente africano.

La posizione geografica delle principali aree di produzione del tè dell’Africa orientale, tutte situate al di là e in prossimità dell’equatore consente di raccogliere il tè tutto l’anno senza alcun periodo di dormienza, offrendo quindi una fornitura continua di tè fresco durante tutto l’anno. Questo aspetto ha fatto sì che i produttori africani diventassero il primo fornitore di molti dei principali mercati di importazione del tè nero, in particolare Pakistan, Egitto e Regno Unito. I tè keniani hanno anche iniziato a conquistare una quota crescente dei mercati russo e statunitense.

Malawi, piantagione di tè

Il processo di produzione del tè in Africa è simile a quello adottato in altre parti del mondo. Le foglie vengono raccolte a mano e successivamente lavorate attraverso la fermentazione, l’essiccazione e la classificazione. I produttori di tè africani sono noti per la loro attenzione ai dettagli durante il processo di lavorazione, il che contribuisce alla qualità finale del prodotto.

In molte comunità africane, il tè è una bevanda sociale che viene condivisa e consumata durante incontri e celebrazioni. Spesso viene servito caldo e dolcificato con zucchero o miele. Il tè africano può essere gustato da solo o con l’aggiunta di latte o spezie, a seconda delle preferenze individuali.

Le piantagioni commerciali di té sono state introdotte nel continente durante la dominazione coloniale, con semi di tè provenienti dai Giardini Botanici Reali di Kew e di Edimburgo del Regno Unito e, successivamente, da Ceylon (Sri Lanka) e dall’India.

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