Dopo un sabato che sembra essere stato archiviato come il più tranquillo dei giorni trascorsi dall’inizio del conflitto in Sudan, ovvero da metà aprile, ieri i combattimenti sono ripresi con rinnovata intensità. Sono passati solo 30 minuti dalla fine del cessate-il-fuoco mediato a Gedda, riferiscono varie e concordanti fonti, che domenica sono ripresi i raid aerei, i colpi di artiglieria e di mitragliatori.
Teatro degli scontri tra l’esercito e le Forze di supporto rapido (Rsf) è stata Khartoum ma anche altre zone del Paese in particolare el-Obeid ed el-Geneina. E tra le vittime, ci sono state ancora una volta i civili.
La tregua di 24 ore è servita a far arrivare aiuti in alcune zone della capitale. Una delle situazioni più difficili a livello umanitario è quella del Darfur occidentale dove si sono avute ondate di attacchi condotti da tribù arabe considerate vicine all’Rsf.
Scontri con armi pesanti e leggere sono stati segnalati nelle vicinanze del ponte Halfaya, che collega la città di Omdurman a Bahri, a nord di Khartoum, secondo testimoni. Sono stati visti sorvolare la zona anche aerei militari, riportano le agenzie internazionali.
Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita hanno condannato la ripresa delle violenze nella capitale sudanese, Khartoum. In una dichiarazione congiunta i due Paesi, che sono impegnati da settimane a mediare i negoziati di pace tra l’esercito sudanese e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf), hanno dichiarato di essere profondamente delusi dalla ripresa dei combattimenti tra le due fazioni.
Quasi 1.000 persone sono state uccise e migliaia ferite negli scontri tra l’esercito e le Rsf al 15 aprile, secondo i medici sudanesi.