La polizia del Kenya ha annunciato ieri di aver scoperto altre 40 fosse comuni nell’ambito delle indagini sul culto di una setta religiosa cristiano in cui gli adepti si sono lasciati morire di fame dietro indicazione di un pastore evangelico, Paul Mackenzie, oggi in carcere. Lo riportano i media kenioti.
Le autorità hanno dissotterrato altri 12 corpi, che si aggiungono ai 339 già riesumati dalle fosse comuni, mentre davano il via alla quarta fase del processo di riesumazione dei cadaveri. Il ministro dell’Interno del Kenya, Kithure Kindiki, in una conferenza stampa trasmessa dalla tv ha espresso profonda preoccupazione annunciando che il bilancio delle vittime del culto ha raggiunto in totale quota 351.
“Faremo tutto il possibile per assicurarci che un’altra tragedia come Shakahola non accada più nel nostro Paese”, ha detto Kindiki, riferendosi alla foresta di Shakahola, il luogo dove sono state trovate le tombe. “Ai leader religiosi che si oppongono agli sforzi del governo per reprimere i predicatori canaglia: non cederemo”. Kindiki ha detto che “non c’è differenza tra predicatori canaglia che fuorviano la loro congregazione e i terroristi”.
I 12 corpi recuperati durante il processo di riesumazione di ieri si aggiungono al numero crescente di vittime scoperte nella foresta. Il commissario della polizia regionale costiera Rhoda Onyancha si è rivolto alla stampa, rivelando che il numero di persone ancora scomparse ammonta a 613 persone. Le indagini hanno rivelato che ad alcune delle vittime mancavano gli organi, un fatto che apre scenari inquietanti su un possibile traffico di organi umani.