Crisi climatica, l’Africa soffre in modo sproporzionato

di claudia

di Andrea Spinelli Barrile

Il continente africano, responsabile solo di una piccola parte delle emissioni globali di gas serra, soffre in modo sproporzionato dei cambiamenti climatici. Lo rivela il rapporto Stato del clima in Africa 2022 dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), che mette in guardia dall’aumento delle temperature in Africa negli ultimi anni e dai rischi meteorologici e climatici nel continente.

Questa situazione, spiega il rapporto, “mina la sicurezza alimentare, le economie e gli ecosistemi e provoca movimenti migratori”, aggravando anche la minaccia di conflitti legati alla scarsità di risorse. Secondo l’Omm, la mancanza di finanziamenti per l’adattamento climatico sta ostacolando le azioni necessarie nel continente.

Nel 2022, 110 milioni di persone in Africa sono state direttamente colpite dai rischi legati al clima e all’acqua, mentre i disastri naturali hanno causato danni economici per oltre 8,5 miliardi di dollari. Il continente, nel 2022, ha contato oltre 5.000 vittime (una stima che secondo l’Omm è al ribasso per via delle difficoltà nella conta delle vittime e nel reperire informazioni attendibili) degli eventi correlati ai cambiamenti climatici: il 48% per via della siccità e il 43% per le inondazioni.

Il cambiamento climatico ha avuto un impatto negativo sull’agricoltura, che è la principale fonte di sostentamento e delle economie nazionali in Africa: la produttività agricola è diminuita del 34% dal 1961, una situazione che rappresenta “il calo maggiore della produttività agricola” rispetto alle altre regioni del mondo. Si prevede che le importazioni alimentari annuali da parte dei paesi africani triplicheranno fino a raggiungere i 110 miliardi di dollari entro il 2025.

Secondo l’African climate policy center della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite, i costi delle perdite e dei danni dovuti al cambiamento climatico in Africa dovrebbero essere compresi tra 290 e 440 miliardi di dollari, a seconda del grado di riscaldamento globale del pianeta.

Il rapido riscaldamento e il caldo estremo si sono fatti sentire maggiormente in nord Africa, dove hanno scatenato incendi devastanti in Algeria e Tunisia.

Il Corno d’Africa invece sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 40 anni. Particolarmente colpiti sono Kenya, Etiopia e Somalia: la siccità ha provocato lo sfollamento di 1,2 milioni di persone in Somalia e 512.000 in Etiopia. Anche molti paesi del Sahel hanno subito gravi inondazioni, tra cui Nigeria, Niger, Ciad e Sud Sudan. L’agricoltura, la sicurezza alimentare, l’acqua, la riduzione del rischio di catastrofi e la salute sono tra le massime priorità per l’adattamento al cambiamento climatico nel continente: tra il 2020 e il 2030 saranno necessari 2,8 trilioni di dollari per attuare i contributi africani determinati a livello nazionale (Ndc).

Ondate di caldo, precipitazioni estreme, inondazioni, cicloni tropicali e siccità prolungate hanno un impatto devastante sulle società e sui paesi africani e sempre più persone sono esposte a rischi crescenti. Petteri Taalas, segretario generale della Omm, citato nel rapporto, sostiene che c’è anche un problema di reperimento di dati, che rende difficile lo studio e la risposta efficace agli eventi estremi: “Sfortunatamente, i sistemi di allerta precoce non sono sufficienti. Siamo determinati a colmare questa lacuna e garantire che gli allarmi tempestivi, che possono salvare vite umane, raggiungano tutti”. 

Condividi

Altre letture correlate: