Ruanda, la salvaguardia ambientale spicca il volo

di claudia
foresta

di Valentina Giulia Milani

La salvaguardia ambientale in Ruanda mette le ali. Già utilizzati in alcune zone del Sahel per combattere il terrorismo, i droni approdano nel Paese dell’Africa orientale come strumento di salvaguardia ambientale avviato dall’Ufficio investigativo del Ruanda (Rib) e dal ministero dell’Ambiente. Lo riportano i media locali.

I droni raccoglieranno informazioni, condurranno ispezioni per la prevenzione e supporteranno le indagini sui crimini ambientali. “I droni aiuteranno a rispondere e a controllare le attività che danneggiano il nostro ambiente, tra cui il degrado del territorio, l’inquinamento delle acque e il disboscamento illegale nelle aree protette”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Jeanne d’Arc Mujawamariya.

“Ringraziamo il Rwanda Investigation Bureau che si è unito a noi nella lotta contro il degrado ambientale, conducendo campagne di sensibilizzazione sui crimini ambientali, identificando le vittime, i colpevoli e aprendo fascicoli per l’azione penale”, ha aggiunto.

I rapporti rivelano che le attività di degrado più comuni riguardano l’estrazione mineraria illegale, le comunità che invadono le aree protette, in particolare i parchi, le rive dei fiumi e l’inquinamento delle acque.

“I droni condurranno ispezioni per prevenire, individuare e indagare sui crimini ambientali in tutto il Paese. Serviranno inoltre a raccogliere informazioni dalle aree vietate e i dati e le informazioni accurate determineranno ulteriori azioni”, ha dichiarato.

Il ministro ha precisato che a suo avviso la partnership con la Rib trarrà spunto dalla buona collaborazione esistente tra la Polizia nazionale ruandese e l’Autorità per la gestione dell’ambiente del Ruanda (Rema), al fine di creare squadre congiunte insieme alle forze di sicurezza a livello distrettuale e ad altre istituzioni interessate, per adottare misure appropriate per frenare le attività di degrado ambientale.

I droni sosterranno gli sforzi del Paese nella protezione dell’ambiente, mentre il Ruanda cerca di raggiungere l’obiettivo di essere neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2050.

Il Paese ha una strategia a lungo termine per la crescita verde e la resilienza climatica e un ambizioso piano d’azione sul clima per ridurre le emissioni del 38% entro il 2030.

Gli esperti ambientali hanno per esempio raccomandato un’indagine approfondita sul perché il fiume Nyabarongo continui a essere inquinato nonostante i miliardi di denaro investiti per la sua conservazione e protezione. Nel 2022, il presidente Paul Kagame ha interrogato i funzionari responsabili dell’ambiente sull’aumento dell’inquinamento del fiume Nyabarongo. L’erosione del suolo e le attività minerarie sono, secondo gli esperti, le principali cause dell’inquinamento del fiume.

L’anno scorso sono state scoperte almeno cinque compagnie minerarie, cinque attività di estrazione dell’argilla e quattro attività di estrazione della sabbia nei distretti di Kamonyi, Muhanga, Gakenke e Ngororero che inquinavano l’ambiente.

Inoltre, secondo un rapporto del ministero incaricato della gestione delle emergenze, negli ultimi tre anni gli incendi hanno devastato quasi 1.000 ettari di foreste. Solo nel 2020, gli incendi hanno consumato 458 ettari di foreste da luglio a settembre, e i distretti più colpiti sono stati Bugesera, Gatsibo, Kayonza, Muhanga, Nyamagabe e Nyanza.

Il crimine ambientale è un atto illegale che danneggia direttamente l’ambiente ed è la quarta attività criminale al mondo. Secondo i rapporti, il fenomeno è in aumento del 5-7% ogni anno.

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