Il governo etiope e l’Esercito di liberazione dell’Oromo (Ola) stanno tenendo nuovi colloqui in Tanzania per cercare di porre fine a cinque anni di insurrezione in Oromia, la regione più grande e popolosa dell’Etiopia. Lo ha detto ieri una fonte diplomatica.
“I colloqui sono in corso da dieci giorni” in Tanzania, ha detto il diplomatico all’Afp in condizione di anonimato, aggiungendo che la principale mediazione è portata avanti dall’Igad, il blocco intergovernativo regionale dell’Africa orientale. “Sta andando molto bene. Entrambe le parti sono ottimiste riguardo ad un accordo”, ha aggiunto la fonte.
Un primo ciclo di colloqui, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, si era concluso con un persistente disaccordo. Nonostante la dichiarata disponibilità delle parti a proseguire i colloqui, dieci giorni dopo l’Ola aveva accusato il governo etiope di aver lanciato un’offensiva contraria alla “auspicata de-escalation”.
La regione del popolo Oromo si estende dal centro al sud e dall’est all’ovest, copre circa un terzo del territorio dell’Etiopia e ospita circa un terzo dei 120 milioni di abitanti del secondo Paese più popoloso dell’Africa. È afflitta da una violenza multiforme, che rende la situazione estremamente confusa: lotte politiche interne, controversie territoriali e animosità tra comunità combinate con il recente sviluppo del banditismo armato. Negli ultimi anni è stato teatro di massacri etnici – i cui autori non sono identificati – soprattutto nel Wollegas, una remota area dell’estremo ovest, dove prendono di mira soprattutto gli Amhara, il secondo popolo più numeroso dell’Etiopia, ma una piccola minoranza in Oromia. L’Ola è stata ripetutamente accusata dal governo di essere responsabile di questi massacri, accusa che ha sistematicamente negato. Il governo, dal canto suo, è accusato di repressione indiscriminata, che alimenta il risentimento oromo contro il governo federale.