di Gianni Bauce
Quando sboccia la primavera australe, le strade di Harare e di Pretoria si tingono di viola e di lilla. In Zimbabwe e Sudafrica, durante la stagione primaverile, che nell’emisfero australe inizia a settembre, le grandi città si colorano grazie alla fioritura di migliaia di alberi di jacaranda (importati dal Sud America a fine Ottocento) che decorano marciapiedi, strade e giardini
In Zimbabwe, nel mese di ottobre la primavera australe sboccia in tutto il suo splendore. Lasciando alle spalle Samora Machel Avenue, la grande arteria centrale della capitale Harare, con il suo traffico caotico, i suoi grattacieli e palazzi ministeriali, si risale la città verso nord, lungo le strade che conducono ai quartieri residenziali, con le graziose abitazioni coloniali circondate da lussureggianti giardini. Lo sguardo si perde tra il verde dei parchi incontrando il nuovo volto della città, ma, non appena attraversata Josiah Tongogara Street, gli occhi e la bocca del visitatore si spalancano estasiati alla visione fantastica che lo accoglie.
Come proiettati in una favola, si imbocca un tunnel dalla volta completamente viola lungo quasi un chilometro. È uno dei tanti viali purpurei della città, dove le chiome degli alberi di jacaranda che crescono ai lati della carreggiata si uniscono formando una volta che in primavera si tinge del colore viola di migliaia di fiori, e quando i petali cadono in terra, anche il grigio asfalto si colora, creando un tappeto violaceo.
Il posto migliore per ammirare questa esplosione di colori è il meraviglioso viale di Takawira Street, ma si trovano alberi di jacaranda un po’ in tutti i giardini e nei parchi cittadini. Non solo: la pianta è presente in molte altre capitali dell’Africa meridionale, come Lilongwe, Lusaka o Gaborone. Ma è soprattutto in Sudafrica che questo albero dà spettacolo. Città del Capo è accarezzata dal viola di questi alberi fioriti, ma è Pretoria la città a cui spetta il primato, tanto da essere spesso chiamata “Jacaranda City”.
Qui sono presenti oltre settantamila alberi che decorano marciapiedi, strade e giardini e che attirano con la loro fioritura ogni anno migliaia di visitatori. La tradizione studentesca della città, con la famosa University of Pretoria, racconta che, se i petali di jacaranda cadono sulla testa di un esaminando, questi passerà l’esame. Il periodo degli esami coincide infatti con la fioritura di questo albero, tanto che a Pretoria la jacaranda si è guadagnata il soprannome di “exams tree”.
Fronde ornamentali
Nonostante sia diventato uno degli alberi più iconografici dell’Africa australe, la jacaranda non è una pianta indigena del continente africano. Importata per uso decorativo urbano nel XIX secolo dai coloni europei, la Jacaranda mimosifolia è originaria del Sud America, dove cresce diffusamente in Argentina, Bolivia, Brasile ad altitudini comprese tra i 1.500 e i 2.500 metri sul livello del mare.
Con il suo tronco rossastro dalla corteccia relativamente liscia e la chioma ampia e uniforme, la jacaranda è un albero che può raggiungere i 20 metri di altezza. Dai rami sottili crescono foglie paripennate e composte, lunghe fino a 45 centimetri, ma le cui foglioline non superano il centimetro. La composizione di foglioline, che possono raggiungere anche le venti paia nel complesso della foglia principale, ricorda vagamente la felce.
I fiori sono sicuramente la parte più affascinante dell’albero, con il suo caratteristico colore viola oppure lilla o, più raramente, bianco. Crescono a pinnacolo in primavera verso la fine di settembre e nel mese di ottobre, e durano per circa due mesi. I frutti si presentano sotto forma di capsule legnose, la cui forma ricorda un’ostrica; e, proprio come la conchiglia di un’ostrica, si aprono liberando i semi alati, che possono così diffondersi e germogliare.
Nonostante sia classificata dall‘Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) come specie “vulnerabile”, la jacaranda è una pianta altamente invasiva, tanto che il Sudafrica ha deciso di bandirne la proliferazione nei giardini. Soltanto la sua enorme popolarità ha evitato una massiccia campagna di eradicazione.
Questo articolo è uscito sul numero 5/2023 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop