a cura di Stefania Ragusa
Le politiche di deportazione del Regno Unito, come è noto, sono state momentaneamente bloccate dal Regno Unito stesso, attraverso la Corte Suprema, che ha stabilito che il Rwanda – a cui Londra voleva appaltare la gestione dei richiedenti asilo – non può essere ritenuto un Paese “sicuro”. Kigali, che già nel 2019, in cambio di oltre 10 milioni di euro, si era resa disponibile ad accogliere 500 migranti espulsi dall’Ue e bloccati in Libia, era pronta a farsi carico dell’intero per 120 milioni di sterline. Il cinismo a scopo di lucro rivelato dal piccolo Paese africano in questo contesto non è un fatto isolato. Nel business delle migrazioni sono diversi i regimi africani coinvolti, e in questo suo primo libro, che ha raccolto moltissimi premi e nomination, la giornalista irlandese Sally Hayden passa in rassegna anche loro, e senza sconti.
Corrispondente dall’Africa per Irish Times, con My Fourth Time, We Drowned (pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri con il titolo E la quarta volta siamo annegati, 2023, €28) Hayden ha voluto «documentare le conseguenze delle politiche europee sulla migrazione, a partire dal momento in cui l’Unione Europea ha iniziato a respingere i rifugiati con la forza». A suggerirle questa direzione di ricerca, una richiesta d’aiuto pervenutale ad agosto 2018 attraverso FaceBook: un gruppo di migranti detenuti in Libia chiedeva una mano per uscire dell’incubo in cui erano rinchiusi. Hayden parte per andare a vedere con i propri occhi e decide di raccontare, impegnandosi a percorrere, dietro le singole storie, la trama politica e il reticolo di responsabilità e inconfessabili interessi europei e non solo. Molti libri sono stati pubblicati negli ultimi anni sulle migrazioni, pochi però riescono a sviluppare il racconto in modo strutturale, andando oltre il piano, necessario ma non sufficiente, delle testimonianze. Questo lo fa e in modo rigoroso e convincente.
E la quarta volta siamo annegati, di Sally Hayden, Bollati Boringhieri, 2023, €28