Cinquantaquattro persone, tra cui donne, bambini e due peacekeeper delle Nazioni Unite, sono state uccise nel fine settimana nella regione di Abyei, al confine tra Sud Sudan e Sudan, e amministrata insieme dai due Stati.
Secondo Bulis Koch, ministro dell’informazione di Abyei gli scontri sarebbero stati provocati da un’incursione di abitanti di etnia Twic dello Stato di Warrap, in Sud Sudan, nella vicina regione contesa. Koch ha detto a Reuters che questo attacco ha provocato sabato la morte di 52 persone del persone. Altre 64 sono rimaste ferite.
Oltre ai civili hanno perso la vita un peacekeeper ghanese, ucciso quando la sua base nella città di Agok è stata attaccata, ha fatto sapere ieri la Forza di sicurezza provvisoria delle Nazioni Unite per Abyei (Unifsa). Il giorno dopo un secondo peacekeeper, pakistano, è stato ucciso mentre trasportava alcune persone che avevano cercato riparo in una base Unifsa verso un ospedale. Anche quattro colleghi del militare e un civile sono rimasti feriti nelle nuove violenze.
William Wol, ministro dell’informazione dello stato di Warrap, ha detto che il suo governo condurrà un’indagine insieme all’amministrazione Abyei. Nel frattempo è stato imposto il coprifuoco.
Quelli di sabato sono stati gli attacchi più violenti dallo scorso novembre, quando furono uccise 32 persone. Ad Abyei ci sono stati ripetuti scontri tra fazioni rivali del gruppo etnico Dinka, di cui i Twic fanno parte, per una disputa sul confine.
La guerra civile in Sud Sudan, scoppiata subito dopo che il paese ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan, e combattuta in gran parte lungo le linee etniche tra Dinka e Nuer, ha causato centinaia di migliaia di morti tra il 2013 e il 2018. Da allora, gli scontri di tra gruppi armati di diverse etnie hanno continuato a uccidere e sfollare un gran numero di civili.